36 morti a Shanghai. Il potere dei soldi in Cina
Cina Una popolazione senza identità, preda della frenesia di arricchirsi
Cina Una popolazione senza identità, preda della frenesia di arricchirsi
Persone che rincorrono soldi falsi, che si ammassano, fino alla strage: 36 morti – e 45 feriti – nella notte di capodanno a Shanghai. Se le cause della tragedia fossero davvero i finti coupon raffiguranti dollari, la polizia ha fatto sapere che sta ancora indagando, non stupirebbe, per niente.
Il potere dei soldi in Cina, ormai, è una caratteristica saliente della vita quotidiana nelle metropoli del Celeste Impero.
Una popolazione dai numeri altisonanti, come quella cinese, ha sempre vissuto alla ricerca di una sorta di identità, capace di tenere sotto un’unica idea le tante etnie e le tante differenze presenti su un territorio grande come un continente. Un’identità la Cina l’aveva trovata nel confucianesimo, per secoli; una filosofia capace di permeare anche altre zone dell’Asia, diventando una sorta di tratto distintivo non solo della Cina.
Poi nel 1949, è arrivato il comunismo, con Mao; spazzato via Confucio e «i vecchiumi», per una parentesi molto breve della millenaria storia cinese, è toccato dunque al «socialismo con caratteristiche cinesi» incarnare lo spirito e l’identità della popolazione, che nel frattempo ha superato il miliardo di abitanti, diventando sempre più cittadina e sempre meno agricola, perdendo via via i tratti storici che l’avevano caratterizzata.
Poi con Deng e l’apertura all’esterno, l’esperimento cinese, tra capitalismo selvaggio, residui di controllo statale e guida a partito unico, ha portato i cinesi a perdere la bussola. In pochi anni il paese è cambiato totalmente, in un frullatore storico capace di transitare un paese «malato» al quasi primato economico mondiale.
Chi ha potuto si è arricchito, in un corsa sfrenata al lusso, al benessere fastidioso, da buttare in faccia a chi quel salto non l’ha compiuto. Ma tutti, tutti quanti i cinesi, hanno cominciato a vivere la loro nuova ossessione: fare soldi, in qualunque modo. Ma era necessario farli, spenderli, esibirli. Ci sono cascati tutti: funzionari, ora massacrati dalla campagna anti corruzione, imprenditori, veri e falsi, vincenti e improvvisati e naturalmente tanti poveracci.
La notte del capodanno occidentale che si è vissuta a Shanghai, dunque, non stupisce. Trentasei morti, per ora, dovuti ad una folla che ha schiacciato se stessa, pare, si dice, alla ricerca di soldi cascati da un grattacielo. Ironia della sorte: i soldi sarebbero stati in realtà falsi, coupon di dollari, finti. E così sul Bund, la suggestiva passeggiata sullo Huangpu, di fronte alla scintillante e spettacolare skyline di Pudong, una ex isoletta paludosa e puzzolente, trasformata in vent’anni nel centro finanziario della città, si è consumata una tragedia apparentemente assurda, ma in realtà coerente con lo spirito di questi tempi cinesi.
Fra i morti vi sono 25 donne fra i 16 e i 36 anni, mentre 13 feriti sono in gravi condizioni (per un totale di 47). Fonti mediche riportate dai media cinesi, hanno riferito che fra le vittime ci sarebbero anche bambini e studenti. Il presidente cinese Xi Jinping ha ordinato un’inchiesta immediata. La tragedia sarebbe avvenuta poco dopo le 23.30 in una piazza affollata del Bund, tradizionale appuntamento per chi vuole festeggiare il capodanno occidentale (quello cinese, che quest’anno lancerà l’anno della capra, cadrà il 19 febbraio).
Testimoni hanno raccontato «scene infernali di orrore» e hanno riferito che la calca si sarebbe verificata su una scalinata che porta alla strada principale e a una piattaforma rialzata per vedere il panorama. «La scalinata che portava alla piattaforma era piena di gente. Chi voleva salire e chi scendere – ha raccontato alla Xinhua Yin, una donna sopravvissuta per miracolo assieme ai figli – siano rimasti incastrati nel mezzo e abbiamo visto delle ragazze precipitare, urlando. Allora la gente ha iniziato a cadere, fila dopo fila».
Un altro testimone, Wu Tao, ha raccontato che tutto è cominciato quando dalla finestra del terzo piano di un bar «M18» noto locale notturno di Shanghai, sono stati lanciati dei coupon simili a banconote da 100 dollari che sono stati trascinati dal vento sulla folla. Sui social media alcuni testimoni hanno scritto di aver visto immagini della proprietaria del bar che mostrava i coupon prima dell’incidente. La donna ha ovviamente negato, sempre su Weibo.
Come specificano i media cinesi, la causa di questa tragedia è «attualmente sotto investigazione», benché tutto quanto è accaduto, purtroppo, sia decisamente plausibile nella Cina di oggi.
Non è un caso infatti se il Paese è letteralmente invaso dai poster con i «sedici caratteri», ovvero le parole chiave dell’amministrazione di Xi Jinping (espressioni patriottiche, propagandistiche e di buon senso), un chiaro segnale di quanto la leadership percepisca l’importanza di una guida etica del paese, in grado di restituire una identità meno agganciata ai soldi e alle ricchezze e in grado di ristabilire quell’armonia tanto inseguita, ma definitivamente discioltasi sotto i colpi delle differenze sociali sempre più evidenti nel paese.
Non a caso Xi ha provato a recuperare proprio Confucio, cercando di restituire ad una popolazione – sempre più preda di rifugi nella religione o in qualsiasi credenza in grado di giustificare e spiegare i tempi che corrono in Cina – una guida spirituale, etica e materiale. Ma la strada è lunghissima, perché le trasformazioni che ha subito il paese – in decenni, rispetto ai secoli che sono serviti ad altri – ha letteralmente sconvolto e disgregato socialmente l’interno continente cinese.
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