Visioni

35 anni di Fuori Orario, passione indocile della notte

35 anni di Fuori Orario, passione indocile della notteUn’immagine tratta da «La nott'e'l giorno» di Gianni Castagnoli (1976)

Tv Da stasera una programmazione speciale su Rai3 in occasione dell’anniversario della trasmissione. Imperdibile «La nott' e 'l giorno» di Gianni Castagnoli, compagno di Patrizia Vicinelli, al tempo mostrato, dichiarato un capolavoro e poi subito scomparso

Pubblicato 3 giorni faEdizione del 25 ottobre 2024

Trentacinque anni. È nell’89, l’anno dei muri che cadono e delle cartine geografiche che implodono, in un secolo scorso di irrequietezza mischiata a una strana euforia, che Fuori orario comincia la sua avventura, appena dopo essere stato La magnifica ossessione, e un esperimento «in diretta» che portava stralunati personaggi da una lunga notte per pochi ai palinsesti un po’ sonnecchiosi del pranzo domenicale. Sempre «fuori orario» perché «the night belongs to lovers», e fuori sync, fuori norma, in un tuffo dall’Atlante fuori dall’ordine di una televisione italiana mai troppo avanti – anche se almeno la Rai3 diretta da Angelo Guglielmi stava cambiando, e in lui Enrico Ghezzi che Fuori orario lo ha inventato trova l’interlocutore per portare nello schermo le esperienze che venivano da altrove. Cineclub, programmazione, le notti infinite di Massenzio a Roma e i film notturni di Enzo Ungari a Venezia, il cinema indocile più undeground e quello kolossal dei grandi tonfi – passione di Ghezzi, Cimino. Gli immaginari per frammenti, le cartografie impensate di una filosofia dello sguardo che dietro all’apparente caos «fuori» ha una sua tenuta coerente e netta, un pensiero che svela autori e ne riscopre altri, e che soprattutto sa come inventare preziose corrispondenze.Nelle notti del suo compleanno, – da stasera su Raitre nei prossimi fine settimana sino al 10 novembre – il programma che negli anni ha unito ai nomi «storici» nuove generazioni e esperienze, facendo crescere numerose genie di cinefili e appassionati e studiosi di cinema, specie laddove le sale sparivano, ritrova alcuni suoi autori fra i tanti che sono arrivati in Italia e al pubblico grazie a questo «contenitore» – Snow, Ozu Wakamatsu, Kira Muratova, Larissa Scepitko, Marlen Kutziev, e Pelesjan la Nouvelle Vague francese di Godard, Rivette, Chabrol, Rohmer come il cinema «contro» di Guy Debord, De Oliveira, Roca, Robert Kramer. E poi Bene, Ronconi, Bertolucci, naturalmente sempre Rossellini…

TROVIAMO così (stasera) nella versione restaurata per la prima volta in tv, il magnifico Festival del proletariato giovanile al Parco Lambro di Alberto Grifi (1976-1995), un documento sui nuovi bisogni e sogni conflittuali dei giovani rispetto a un movimento di una sinistra che sta già invecchiando e si lascia – come gli organizzatori del festival – sorpassare da un presente che sembra avere perduto. Grifi seppe cogliere le tensioni del ’77 sin dall’anno precedente in quell’evento organizzato dalla rivista Re Nudo a Milano. E soprattutto Fuori orario presenterà le rush, oltre venti ore di girato divenute documento di un’epoca. E poi un omaggio alla poetessa Patrizia Vicinelli coi film Frammenti di una vita di eroina (1977) di Annabella Miscuglio e Rony Daopoulo, che racconta il suo tentativo di disintossicazioni filmato dalle sue amiche fondatrici del primo collettivo femminista in Italia. E A Patrizia (1968-1970) di Tonino De Bernardi, in cui il regista protagonista del cinema italiano più sperimentale narra la storia della sua amicizia con Patrizia Vicinelli e gli anni dell’undeground. Inoltre, un omaggio a Frederick Wiseman –Monrovia Indiana, In Jackson Heights, City Hall, e molto altro compreso Jeanne Dielman di Chantal Akerman.

TRA TUTTO va segnalato come imperdibile La nott’ e ‘l giorno (1973-1976) di Gianni Castagnoli, compagno di Vicinelli, al tempo mostrato, dichiarato un capolavoro poi subito scomparso, che il suo autore realizzò in tre anni, e in Super 8 – la versione che vedremo è stata ricavata da venti ore di girato presentata quasi in forma di work in progress. Ma cosa racconta questo film, che si apre con un lungo soffio musicale di Alvin Curran (Vicinelli è fra gli aiuto regia) su una bimba e un uomo in una folgorazione di colori, grana filmica, movimento e luce? Non c’è una «storia» – non almeno come si intede oggi – Castagnoli e Vicinelli attraversano molti luoghi, un on the road che comincia nella loro città, Bologna, nel quale il tempo si accartoccia e si espande, senza una linearità che non sia quella del respiro delle immagini, del movimento del cinema, fra le sue associazioni e geometrie di spazio, luce, fisicità della materia, poesia. È un diario, in qualche modo, questo film fra caos e bellezza che esplora la linea degli accadimenti e delle visioni tra la notte e il giorno, magnificamente «fuori» da ogni regola, dentro una passione indocile per la sperimentazione che sconfina nella vita. E viceversa.

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