Abbandonata a format e talent dei più improbabili, dove canzoni storiche si alternano a squarci sul privato che sarebbe il caso rimanessero tali, la musica vive su piccolo schermo una delle stagioni decisamente meno esaltanti. A salvare l’appassionato dall’invasione di giovani pargoli e over 60 ringalluzziti da una prima serata tv, poche oasi di intelligente riflessione. Fra queste la quinta stagione di 33 Giri Italian Master appena conclusa su Sky Arte ma disponibile on demand e su Now – scritta dall’autore Edoardo Rossi con la guida dello storico discografico Stefano Senardi, ideatore e curatore della serie, realizzata da Except con la regia di Pepsy Romanoff e la produzione esecutiva di Maurizio Vassallo. Un ciclo di appuntamenti di una quarantina di minuti dove vengono proposte le storie, gli aneddoti e le curiosità di alcuni tra i dischi più importanti della musica italiana che vengono raccontati da chi ha contribuito a scrivere quelle pagine in vinile diventate poi dei classici.

AL CENTRO della puntata è il master originale del disco che viene ascoltato in tutte le sue parti, separate le tracce e spiegate – attraverso le voci dei testimoni, dei tecnici o degli stessi artisti, momenti di quelle incisioni. Momenti irripetibili per i fan che possono così riscoprire gli anni dell’«analogico», dove le registrazioni erano frutto di estrema competenza. Nel nuovo ciclo trova spazio anche un omaggio a Franco Battiato e al suo impegno nella realizzazione di uno dei suoi album più difficili e controversi come L’imboscata, con pezzi che si tingono di rock. Un disco che conserva a distanza di tempo (è del 1996) un tocco sorprendente e contemporaneo e che si apre a squarci di poesia: è il disco de La cura, la sua canzone più amata in assoluto in equilibrio fra melodia, spiritualità e profondità.

DUE SONO le puntate dedicate ad artisti appartenenti alla scena rock e alternativa dei 70: il disco di debutto del Banco del Mutuo Soccorso (quello per intenderci del salvadanaio in copertina, 1972) e Arbeit Mach Frei, l’esordio degli Area. A chiudere il ciclo della quinta stagione, è la puntata che rappresenta un po’ il senso di tutto il progetto, dedicata a Plurale un disco di reinterpretazioni che Mina incise nel 1976 e pubblicò con la sua etichetta, la Pdu. Uno dei vertici della produzione della cantante cremonese, creato insieme al maestro Gianni Ferrio dove la diva a con le sue tre ottave di estensione realizza formazioni vocali che vanno dal trio al coro a sedici voci. Il figlio Massimiliano Pani al mixer insieme a Maurizio Biancani esamina il multitraccia, in particolare gli arrangiamenti vocali, che rappresentano la caratteristica di questo album. Biancani isola la voce della cantante dagli strumenti, sottolineando la perfezione e la carica emotiva delle singole esecuzioni. Mina si esalta nella varietà: dai Beatles di Michelle, al solo McCartney di My Love passando al canto alpino per eccellenza, Il Testamento del capitano. Celso Valli al pianoforte racconta come siano state scritte le armonizzazioni della voce, mentre Tullio De Piscopo ripropone le ritmiche jazzy che accompagnano tutta l’opera. Imperdibile e emozionante.