Lavoro

30 mila bambini lavorano da schiavi nell’Italia sommersa

30 mila bambini lavorano da schiavi nell’Italia sommersa

Lavoro minorile Giornata internazionale contro il lavoro minorile

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 13 giugno 2013

Oltre 15 milioni di bambini nel mondo lavorano come domestici, a rischio di abusi fisici, psicologici e sessuali. L’organizzazione Internale del lavoro (Ilo) lancia l’emergenza lavoro minorile. Si tratta di bambini che «lavorano molte ore, non hanno la libertà personale e lavorano al nero – afferma Constance Tommaso, direttrice del programma per l’eliminazione del lavoro minorile – si tratta di un esercito di 15,5 milioni di bambini-domestici che rappresenta il 5% del lavoro minorile bnel mondo stimato in 305 milioni di minori dai 5 ai 17 anni». La maggior parte di loro sono bambine tra i 5 e i 14 anni, «una situazione che riguarda tutte le zone del mondo – ha aggiunto Thomas – ma è pratica comune in paesi come il Burkina Faso, la Costa d’Avorio, il Ghana e il Mali».
In Italia i minori a rischio sfruttamento con conseguenze per la salute, la sicurezza e l’integrità personale sono 30 mila. La stima è dell’associazione Bruno Trentin e di Save the Children che hanno realizzato insieme un’indagine. Nel nostro paese sono più di uno su 20 i minori sotto i 16 anni (il 5,2% del totale nella fascia di età tra i 7 e i 15 anni) che sono costretti a lavorare a causa delle condizioni economiche della famiglia di origine oppure a causa di una carriera scolastica particolarmente travagliata. A lavorare si inizia molto presto, prima degli 11 anni, ma è con il crescere dell’età che le possibilità dello sfruttamento aumentano fino a coinvolgere 2 bambini su 10 tra i 14 e i 15enni. Il 46% die bambini che lavorano sono femmine e tutti sono per lo più impegnati in attività occasionali e precarissime per 4 o addirittura 5 ore di lavoro al giorno. La maggior parte dei minori viene impiegata nelle attività familiari, da parenti o amici di famiglia. In altre parole, sono impigliati nell’economia sommersa o al nero che rappresenta una parte del Pil sommerso del nostro paese. Tra i principali lavori svolti, l’associazione Trentin e Save the Children hanno individuato quelli nella ristorazione (18,7%) come il barista o il cameriere, l’aiuto in cucina o l’aiuto pasticcere o nei panifici. C’è poi l’attività da venditori ambulanti (oltre il 14%), le pulizie o nei cantieri (1,5%). Infine i babysitter (4%). «Al di là dei numeri – sostiene Raffaella Milano, direttrice programmi di Save the Children – questa realtà sta crescendo a causa della crisi econommica».

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