«Un 25 Aprile per una nuova Liberazione»? Sì, ma dai partiti.

Nel giorno in cui il Pd romano eredita un “reggente” al posto del segretario e si appresta così ad affrontare l’infuocato mese che li attende prima delle elezioni amministrative di fine maggio, sul blog del M5S Roma la discussione sulla giornata di oggi è aperta e c’è anche chi propone questa chiave per la commemorazione della vittoria sul nazi-fascismo.

Ma il candidato «portavoce sindaco» a 5 stelle Marcello De Vito ha già deciso: per sottrarsi «alle solite commedie di chi vuole strumentalizzare la ricorrenza» non parteciperanno né organizzeranno «alcuna iniziativa». «I partiti si fanno un vanto del 25 Aprile, disputandoselo, e noi non vogliamo entrarci», «vogliamo sottrarci alle solite polemiche sulla paternità della festa».

Sia chiaro, nel M5S della capitale «tutti gli attivisti condividono e sposano in toto i valori antifascisti», puntualizza l’avvocato 38enne che secondo un recente sondaggio dell’Swg potrebbe raccogliere tra il 23 e il 27% dei consensi anche se il suo nome sarebbe noto solo al 16% dei romani (al ballottaggio, secondo la previsione, potrebbero arrivare invece il senatore Pd Ignazio Marino con il 37-41% dei voti e il sindaco uscente Gianni Alemanno col 27-31%; l’imprenditore Alfio Marchini, che invece ha annunciato la sua partecipazione al corteo romano dell’Anpi per il 25 Aprile, si fermerebbe al 4,2%; ma soprattutto gli astensionisti dichiarati sarebbero già un 19%).

A riprova della fede antifascista dei movimentisti beppini, De Vito avrebbe dovuto incontrare il presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici che aveva riservato parole durissime a Grillo, considerandolo «più pericoloso dei fascisti». L’incontro chiarificatore però sembra sia stato rinviato a data da destinarsi. Ma De Vito non si perde d’animo, convinto come è che «le recenti vicende politiche nazionali possono favorirci nella corsa al Campidoglio: molti elettori del Pd e della sinistra sono pronti a votarci».

In effetti il Partito democratico romano decapitato e in preda a una crisi di nervi fatica a tenere la barra dritta anche sotto le bordate di rimbalzo dalla tempesta nazionale. Il segretario regionale Enrico Gasbarra ha deciso ieri che il posto di Marco Miccoli, decaduto per incompatibilità con la sua carica di parlamentare e con lui l’intera segreteria romana, non sarà occupato prima dell’assemblea nazionale e dunque perlomeno dopo le amministrative di maggio. Al suo posto per ora solo un «reggente» facente funzione, il presidente del Pd capitolino Eugenio Patanè che spiega: «Se tutto va bene il nuovo esecutivo del Pd romano potrebbe arrivare a luglio».

Lavorerà in queste condizioni, e non sarà facile, Ignazio Marino. Ieri per esempio, Patrizia Prestipino, che lo aveva sfidato nelle primarie del centrosinistra, «dopo lunga riflessione» ha deciso di ritirare la propria candidatura nella lista Pd per il consiglio comunale («Avrebbe arricchito l’assemblea» , ha commentato rammaricato Alemanno, impegnato ieri nel sottoporre a test anti-doping i concorrenti della sua lista). «La condizione nella quale versa il Pd, anche a livello cittadino – ha spiegato Prestipino, che viene da area ex Margherita – chiede a tutti uno sforzo generoso che, libero da ambizioni personali, consenta di concentrare tutte le energie possibili su quello che è l’obiettivo principale: strappare la nostra città al malgoverno di Alemanno e al sempre più diffuso sentimento di antipolitica».

In realtà, anche l’elettorato di centrodestra appare disorientato e diviso, a giudicare dalle primarie indette da Fratelli d’Italia: il 41,2% preferirebbe un candidato alternativo ad Alemanno che si ferma al 39,2%; tra i vari nomi indicati la più votata tra i politici è stata Giorgia Meloni, e tra gli esponenti della società civile Alfio Marchini, con un 17,5%.

E non sta meglio l’Idv: all’ultimo momento il partito di Di Pietro, ormai lontano anni luce da Ingroia, «scopre» che l’accordo con il Pd è naufragato, apparentemente affondato insieme a Miccoli e dunque non sosterrà più Marino ma si presenterà alle elezioni con un proprio candidato. Molto probabilmente con il volto di una donna giornalista, la free lance Sabrina La Stella. La discussione è ancora aperta, entro lunedì il nodo verrà sciolto. Sarebbe il sesto candidato a contendersi i voti del centrosinistra.