Visioni

«1992», tra i fantasmi di Tangentopoli

«1992», tra i fantasmi di TangentopoliStefano Accorsi

Televisione Da stasera su Sky Atlantic la serie con Stefano Accorsi, una produzione in dieci episodi proposta in contemporanea anche all'estero

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 24 marzo 2015

No, non sono le banconote gettate nel water da Mario Chiesa ad aprire il primo dei dieci episodi di 1992, l’annunciata produzione targata Sky su Tangentopoli. È il nudo integrale di un poliziotto sieropositivo, che scruta con timore il giovane corpo alla ricerca delle possibili tracce del male. Quasi a metter in chiaro che dietro la storia della Milano da bere, del crollo della prima Repubblica, gli sceneggiatori hanno scelto di accostare anche altri punti di vista. O meglio delle sotto trame, sei per l’esattezza, con personaggi di fantasia ma che con un po’ di malizia e di fantasia si potrebbero tranquillamente ricollegare a analoghe vicende di quegli anni.

La serie – che parte stasera su Sky Atlantic alle 21.15 e in contemporanea anche in Austria, Irlanda, Inghilterra e Germania, tanto per far capire gli ingenti capitali investiti nel progetto. 21 settimane di riprese, un cast di 157 attori e molte location utilizzate: «Girare a Milano non è stato semplice – spiega il regista Giovanni Gagliardi – abbiamo dovuto lavorare molto con la grafica computerizzata per cancellare i segni della ’modernità’…»

Riprese veloci, dialoghi serrati, personaggi ben definiti non tagliati con l’accetta e caratteri che si evolvono di puntata in puntata: «La narrativa italiana di fiction ci ha abituato troppo alle biopic – spiegano gli sceneggiatori Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo. Noi invece abbiamo voluto raccontare una storia dandone l’essenza insieme a quel meccanismo. La scelta interessante crediamo è stata quella di accostare a personaggi reali altri di finzione, quasi fantasmi che ci permettessero di ragionare su questa oscurità». Non il dipanarsi di un ventennio di Storia italiana ma di quei turbolenti dodici mesi…: «Abbiamo sentito che un impianto spalmato su un ventennio mal si conciliava con il passo della serialità contemporanea. Era meglio un periodo circoscritto. Il 1992, il momento in cui abbiamo sognato la possibilità di un Paese diverso. L’inchiesta Mani Pulite è la scintilla che genera il Big Bang».

Dentro c’è Tangentopoli, certo, Antonio Di Pietro e il suo pool al lavoro fra telefonate, intercettazioni e mazzette, ma anche i mal di pancia che portano al governo Bossi e la Lega, risolto in 1992 con il personaggio di Pietro Bosco (Guido Caprino), reduce dalla prima guerra del golfo, perso tra bevute e rugby, che si ritrova scaraventato in Parlamento. Uno dei grandi burattinai è Leonardo Notte (Stefano Accorsi che di 1992 è anche ideatore) – «L’importante è far finta di crederci» il suo mantra, l’uomo di marketing che entra in Pubblitalia e interagisce con Marcello Dell’Utri (Fabrizio Contri) nella fiction avrà l’idea di lanciare il Cavaliere – «il nuovo che avanza» – in politica…: «Ci vorrebbe un grande rigore – spiega l’attore in quegli anni alle prese con la prima notorietà grazie a un celebre spot – per cambiare il malcostume.

l 1992 fu un anno particolare. Per la prima volta c’era un’inchiesta sulla corruzione tra mondo della politica e dell’imprenditoria». Ma 1992 non vuole – parole degli autori – prendere posizione: «Abbiamo lasciato da parte le nostre convinzioni politiche, facciamo parlare i personaggi. Nella fiction è frequente, i Soprano sposa il punto di vista di un mafioso, qui ci sono vari personaggi e punti di vista. Secondo noi il compito di una buona storia è di sollevare domande e non di dare risposte. Eravamo consapevoli dei tanti punti di vista, la nostra volontà era di inglobarli e poi lasciare alla libera interpretazione del pubblico un’idea su quello che accadde. Vogliamo semmai, generare un dibattito».

Accanto agli scandali avanza il potere televisivo sempre più «macchina di consensi», e l’italiano si perde fra le ninfette di Non è la Rai e i divani di Casa Vianello. Sono quindi giustificate le «ambizioni» di un’aspirante soubrette, Veronica Castello, amante del cinico industriale milanese Mainaghi (Tommaso Ragno) che proprio quando sta per lanciarla sul piccolo schermo, viene travolto da Tangentopoli: «Uno splendido ritratto di puttana triste – spiega Miriam Leone, l’attrice catanese Miss Italia 2008, che la interpreta – ma a lei i bassifondi non piaccionoe quindi frequenta i potenti, la corruzione». 1992 è il primo capitolo di una trilogia, a cui seguiranno 1993 e 1994.

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