«L’infinito», di cui quest’anno ricorre il duecentesimo anniversario della composizione, è forse la poesia più famosa della nostra letteratura: una delle più commentate, tradotte, citate, tanto da essere utilizzata perfino in certi spot pubblicitari. In ambito critico l’idillio leopardiano è stato oggetto di un ininterrotto esercizio esegetico, che ne ha sviscerato capillarmente tutti i risvolti tematici e le vibrazioni stilistiche, con uno zelo che Leopardi, dichiaratamente ostile all’invadenza dell’analisi, non avrebbe forse gradito. Eppure, nonostante il dilagare di studi e commenti, non solo manca un’interpretazione definitiva di certi versi o sintagmi, ma il significato essenziale del testo è ancora per...