Lavoro

«1450 lavoratori di Airitaly prime vittime della fine del blocco dei licenziamenti»

«1450 lavoratori di Airitaly prime vittime della fine del blocco dei licenziamenti»

Il caso Dopo il primo luglio. La denuncia dei sindacati in un'audizione alla Camera: «La cassa integrazione va prorogata, trovare una prospettiva industriale»

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 16 giugno 2021

I 1450 lavoratori di AirItaly possono essere le prime vittime dello sblocco dei licenziamenti dopo la pandemia. Potrebbe accadere già all’indomani del prossimo 30 giugno. L’allarme è stato lanciato ieridai sindacati nel corso di un’audizione alla Camera sulla crisi profonda in cui si trova la compagnia aerea. Sono «1450 famiglie che il 30 giugno rischiano di perdere ogni certezza, oltre al posto di lavoro anche le integrazioni previste dalla norme» ha detto Fabrizio Cuscito di Cgil-Filt che ha criticato il ministero dei trasporti che «ci ha convocati il giorno stesso e le commissioni due giorni prima che crolli il mondo. Noi chiediamo una proroga degli ammortizzatori sociali per questi lavoratori che rischiano di perdere tutto».

E POI C’È «un discorso di prospettiva – ha aggiunto Criscito – Non possiamo concedere la ripresa e gli utili di questo settore, di portarli all’estero. Abbiamo un paese che è colonizzato da queste imprese. Questo è un atteggiamento allucinante». Oltre a salvaguardare i posti di lavoro la richiesta è quella della definizione di una «prospettiva industriale per questi lavoratori. Noi abbiamo contezza che ci siano manifestazioni di interesse per la compagnia, non capiamo perché non siano perseguite queste possibilità, chiediamo un intervento delle commissioni parlamentari e del governo».

«È INDISPENSABILE la sospensione della procedura di licenziamento, prorogare la cassa integrazione e discutere del futuro del settore» – ha detto nel corso dell’audizione Ivan Viglietti della Uiltrasporti -La vicenda di Airitaly ha qualcosa di scandaloso ed è significativa della crisi del trasporto aereo italiano».

IN UN MERCATO che si sta riprendendo e che prima del Covid rappresentava il terzo mercato europeo i vettori italiani non hanno più avuto spazio o sono in crisi o sono in liquidazione o sono già falliti. È un anno che chiediamo un tavolo sul settore. Il 18 abbiamo proclamato uno sciopero generale se non sarà aperto un tavolo». «Abbiamo convocazione al mise in zona Cesarini», il 17 giungo, e, conclude «ci aspettiamo in questa sede si raggiunga il primo obiettivo di salvezza. Ci opporremo perché questo scempio non si compia».

«SE LO STATO ITALIANO ha deciso di abdicare al trasporto aereo italiano, subappaltandolo alle multinazionali del settore è bene che lo dica – ha sostenuto l’Unione sindacale di base nel corso dell’audizione – Rischiamo di essere i primi licenziati per Covid anche senza Covid». Purtroppo «le cose sono andate come temevamo. Sono riusciti a mangiare la ciccia anche da noi, dopo aver visto cosa ha fatto Ethiad con Alitalia, svuotando le casse e buttandoci in un profondo rosso e noi lavoratori rimaniamo a raccogliere i cocci. Ora ci ritroviamo con mezzo pugno di mosche a pietire una cassa integrazione per darci da mangiare per qualche altro mese». «Chiediamo una proroga della cassa integrazione con la possibilità di una ricollocazione» hanno detto i Cobas. Una soluzione potrebbe arrivare dall’«aiuto anche delle regioni Lombardia e Sardegna, la creazione magari di una compagnia regionale».

«GLI AMMORTIZZATORI sociali devono durare 12 mesi – ha sostenuto l’Anpav – I soci e i liquidatori considerano insufficiente l’articolo 45 del decreto Sostegni bis e non vogliono sborsare un euro. Il percorso di Ita potrebbe vederci protagonisti, nel caso di una compagnia Regional collegata con Ita che potrebbe occupare la continuità territoriale, che con 12 aeromobili potrebbero occupare i lavoratori di Airitaly».

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