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12 Anni: lo Schiavo sbiancato

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Uno dice: è una coincidenza. Ok, hanno cancellato il  protagonista nero di un film sulla schiavitù, sul genocidio razzista e l’hanno sostituito con Brad Pitt. Hanno tolto dai manifesti uno […]

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 27 dicembre 2013

Uno dice: è una coincidenza. Ok, hanno cancellato il  protagonista nero di un film sulla schiavitù, sul genocidio razzista e l’hanno sostituito con Brad Pitt. Hanno tolto dai manifesti uno degli interpreti più  acclamati del’anno e l’hanno sostituito con due titolari bianchi di ruoli minori. Così, unico paese al mondo, solo in Italia,12 Anni Schiavo, un film che racconta l’originale infamia razzista d’America attraverso gli occhi delle vittime, ha il volto di Brad Pitt e di Michael Fassbender i due non protaginisti bianchi, ma non di Chiwetel Ejiofor l’acclamato e pluridecorato interprete principale, che recita in praticamente ogni scena ed è raffigurato sui manifesti del film in ogni altro paese. Che sara’ mai, si dira’, e’ la solita crociata politicamente corretta – una coincidenza.

Poi  uno si ricorda che questo avviene nel paese dove si tirano le banane ai ministri dalla pelle scura, dove si giocano partite  in stadi vuoti perché il pubblico si lascia regolarmente andare a cori di insulti all’indirizzo di giocatori neri, dove il primo minsitro fino a ieri sfotteva l’abbronzaura di Obama e altri ministri comparano colleghi a scimmie. Si ricorda insomma che siamo oltre ogni coincidenza, ormai ad uno stadio di razzismo diffuso, istituzionale e culturale in cui il paese e’ stato condotto da una classe politica non degna. In questo paese dove  profughi africani annegano a centinaia in vista delle coste e quelli che toccano terra sono richiusi in centri di detenzione in condizioni inumane. Certo in confronto un poster di cinema è poca cosa. E allo stesso tempo una cosa, un’altra, ennesima enormita’ in un paese dove sono la vergognosa norma che oggi, nuovamente rilevano i titoli dei giornali di mezzo mondo. E così assistiamo ad un paese la cui disfunzione fisiologicamente razzista e’ ormai così innegabile, che anche uno studio hollywoodiano come la Lionsgate, produttore del film “sbiancato”, e’ costretto a sconfessare la campagna e imporre il ritiro dei manifesti.

Ultima desolante cartolina da un paese  dove l’aberrazione èormai la norma.

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