Fra il 2023 e questi primi sette mesi del 2024 cittadine e cittadini e le loro attività, soprattutto quelle agricole, sono state colpite da temperature record che hanno determinato carenza di acqua e una diffusa siccità a cui sono seguite in rapida successione le tragiche alluvioni nelle Marche, Ischia, Emilia Romagna e Toscana; ora nel pieno delle agognate vacanze estive prima si allaga la Val d’Aosta poi tutto il settentrione, con Milano in testa, è colpito da temporali, grandinate e come al solito fiumi e fiumiciattoli superinquinati esondano e mandano sott’acqua gran parte del PIL del paese. Non sta meglio la parte centrale e meridionale colpita da settimane al da un’ondata di calore terribile.

Da tempo si sa che questo stato di cose prima o poi sarebbe arrivato. Le responsabilità dei governi per non avere contrastato la corsa del cambiamento climatico sono chiarissime, ma scarsamente percepite dall’opinione pubblica. Ora con un governo di destra, prevalentemente negazionista delle responsabilità dell’uomo del cambiamento climatico la situazione è destinata a peggiorare. Si è diffusa ad arte la falsa convinzione che non si poteva far nulla per prevenire queste tragedie annunciate.

La verità è un’altra. Dagli anni novanta del secolo scorso la comunità scientifica aveva avvertito, inascoltata, i decisori politici sull’urgenza di una riduzione drastica delle emissioni climalteranti, senza la quale il paese e l’intero pianeta sarebbe stati esposti al susseguirsi di eventi come scioglimento di ghiacciai, desertificazioni, migrazioni alluvioni, ondate di calore, bombe d’acqua.

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Sebbene tutto ciò non suscita nessuna indignazione che l’Italia non abbia ancora un piano di adattamento (fermo da due anni in parlamento) che protegga la popolazione e tantomeno politiche in grado di mitigare la corsa dei cambiamenti climatici, come ad esempio accelerare l’uscita dalle fonti fossili di energia a cui viene invece il governo Meloni contrappone un piano fossile intitolato furbescamente ad Enrico Mattei.

Pesanti sono le responsabilità dei media. Ad ogni evento catastrofico l’informazione omette nel raccontarlo che ciò che lo causa è il cambiamento climatico e parla genericamente di “maltempo”. Anzi per tranquillizzare la popolazione e coprire le evidenti inadempienze di chi sta governando alla parola maltempo viene aggiunto l’aggettivo “eccezionale” cioè imprevedibile e quindi non si poteva far nulla.

Il ritardo dell’Italia però si inserisce in un arretramento più generale dell’Europa. C’è ormai un evidente blocco della transizione ecologica. Si chiamava NextGenerationUE il piano verde con cui il vecchio continente puntava entro il 2050 alla sua totale decarbonizzazione, una scelta che con coraggio si finanziava mandando al diavolo le politiche di austerità che avevano dilatato disuguaglianze e aggravato la situazione ambientale.

Tutto ciò è stato cancellato dalla guerra in Ucraina. Il programma su cui è stata rieletta la Von der Leyen alla guida della commissione europea ha come priorità il riarmo e il conseguente abbandono del piano verde. Il governo Meloni al di là delle apparenti perdite di peso politico sarà invece fra i principali protagonisti di questa svolta politica bellicista col risultato che lascerà con la copertura dell’Europa un paese già fragile e in pieno dissesto idrogeologico in balia degli eventi estremi.

Compito delle forze progressiste in Italia come in Europa è smettere di sottovalutare la portata della svolta che l’Europa ha compiuto e che la probabile elezione di Trump completerà. Al tentativo di liquidare la transizione ecologica va contrapposta la richiesta di una sua accelerazione, non a parole, ma costruendo nel paese e nell’intera Europa le ragioni e le vertenze per dar corpo a questa accelerazione.

Assumere la difesa della popolazione dagli eventi estremi pretendendo da chi governa un piano di adattamento e lo sblocco dei progetti di installazione delle rinnovabili. Assumere questo impegno non significa indebolire l’agenda sociale del centro sinistra, ma rafforzarla. Con una accelerazione della transizione ecologica si danno più possibilità di successo agli obiettivi sociali. sia sul fronte occupazionale sia su quello della redistribuzione del reddito ed anche sulla difesa dello stato sociale. L’uscita dal fossile e la rigenerazione urbana sono due obiettivi attorno a cui far crescere anche una reindustrializzazione del paese. Sono solo i titoli di un possibile progetto alternativo il cui sviluppo e capacità di unire va verificata nel territorio.