Siccità e condutture colabrodo, l’Abruzzo in emergenza idrica
Acqua Mai così dal 2007. Dispersione della rete al 60%, la peggiore d’Italia. Acqua razionata in 49 comuni chietini
Acqua Mai così dal 2007. Dispersione della rete al 60%, la peggiore d’Italia. Acqua razionata in 49 comuni chietini
Per mezzo Abruzzo è emergenza idrica, nonostante le sue montagne, Maiella e Gran Sasso, custodiscano millenari preziosi acquiferi. Ma reti colabrodo, ignorate e dimenticate per decenni, inadeguate e obsolete, abbinate alla siccità, stanno creando problemi grossi e disagi, soprattutto nelle province di Chieti e di Pescara. Quarantanove comuni del Chietino sono alle prese con interruzioni programmate della fornitura dell’acqua, che in alcune zone è utilizzabile solo per poche ore al giorno, quelle centrali. Ma, secondo la Sasi, società di gestione del servizio, nelle prossime settimane la situazione, già drammatica, potrebbe peggiorare.
Mai l’acqua è stata così scarsa – spiegano alla Sasi -, tanto da superare, in criticità, quello che era finora stato l’anno più buio, il 2007. «Alla mancanza di precipitazioni, di piogge e di neve, dello scorso inverno – sottolinea il presidente della società, Gianfranco Basterebbe – si sono unite le elevate temperature, e il risultato è che i serbatoi che alimentano i comuni di competenza non sono in grado di rispondere alle esigenze. Al fine di garantire un flusso idrico e una pressione adeguati si è reso necessario procedere dal mese di luglio alla sospensione notturna dell’acqua, così da consentire il riempimento delle vasche di accumulo».
Ora gli stop sono giornalieri e sempre più prolungati, con lamentele e contestazioni da parte dei cittadini e dei sindaci, che più volte hanno alzato la voce, dato anche che siamo in piena stagione turistica. È diminuita la portata delle sorgenti, ma ecco pure condotte groviera, che, da dati Istat, in quest’area sono tra le peggiori d’Italia, con una dispersione che sfiora il 60%. Situazione che solo di recente è stata presa in seria considerazione, avviando interventi, sicuramente troppo tardi.
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Cappucci: «La costa italiana cambia. È necessario ridurre le emissioni»Ieri è scattato l’allarme per le produzioni agricole della Val di Sangro (Ch). La carenza d’acqua, infatti, sta mettendo a rischio le distese di pomodoro, di peperoni, di frutta, i vigneti, con l’uva da vino e da tavola. «Dietro l’angolo – denuncia l’associazione “Abruzzo in agris”, con il presidente Marco Finocchio – potrebbero esserci forti ripercussioni anche per l’occupazione e le cooperative del territorio che lavorano sul raccolto. Le coltivazioni sono allo stremo – aggiunge -. L’acqua è indispensabile e le interruzioni sono continue. La siccità che sta colpendo tutta la regione non aiuta, e le vasche di accumulo che dovrebbero esserci non funzionano e non vengono pulite da venti anni».
Nella città di Chieti il sindaco Diego Ferrara ha disposto la presenza di due autobotti, una nel piazzale del parcheggio Giovanni Paolo II e l’altra a Chieti Scalo, per rifornimenti urgenti. «La situazione è gravissima, l’acqua è disponibile al 40%, come ci ha riferito la presidente della società di gestione Aca, Giovanna Brandelli: questo anche a causa delle temperature molto elevate e del maggiore utilizzo», afferma Ferrara. Il direttore della Cna provinciale di Chieti, Letizia Scastiglia, fa sua la protesta di attività artigianali e commerciali: «È inaccettabile che debbano subire i continui disservizi, come purtroppo si sta verificando. La società di gestione deve spiegare il perché, e regolare il flusso dell’erogazione idrica rispettando gli orari prefissati: in caso contrario, siamo pronti a sostenere le ragioni di tante piccole imprese anche in sede giudiziaria e attraverso una class action».
Non va meglio nel Pescarese, dove decine di centri hanno l’acqua razionata e nella città di Pescara ci sono condomini dove i rubinetti sono davvero a secco. Di gocce d’acqua se ne vedono di rado. «Alla carenza idrica – dichiara il sindaco Carlo Masci – si aggiungono le dispersioni, che non sono un fenomeno di oggi. Per l’effetto congiunto di questi due fattori l’acqua non arriva nelle case ed è importante, capire quali sono le soluzioni da adottare subito e nel breve-medio periodo visto che parliamo di 3.500 chilometri di condotte gestite da Aca (in tre province): non basterebbero due miliardi di euro per rifarla tutta, demolendo interi quartieri. Per non subire l’emergenza servono, almeno per tamponare, serbatoio e autoclave, che diventano fondamentali».
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