«Sebbene fino ad oggi abbia costruito la mia dubbiosa reputazione facendo film inutilmente violenti, oggi -oppresso da tante guerre inutili e criminali- sono arrivato a scrivere una storia sui soggetti attraverso i quali l’umanità può avere un futuro: il desiderio di amore, di solidarietà, di speranza e il rispetto per gli altri, per la natura e qualsiasi essere vivo o morto». Così Aki Kaurismaki, che non faceva un film dal 2017, parla del suo ultimo lavoro, Fallen Leaves (Kuollet Lehdet), il cui titolo è ispirato a alla canzone Les Feuilles Mortes di Jacques Prevert/Joseph Kosma/, resa immortale dall’interpretazione di Yves Montand, tradotta in inglese da Johnny Mercer e moltiplicatasi in un numero infinito di cover di artisti diversi tra di loro come Edith Piaf e Iggy Pop, John Coltrane Bob Dylan e Juliette Greco.

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Kaurismaki: «Tutto sta andando in pezzi»SCOPRIAMO una sua versione finlandese in un locale di karaoke di Helsinki dove Holappa (Jussi Vatanen), un muratore alcolizzato, si reca di malavoglia con un collega che sta cercando di risollevargli il morale. Fallen Leaves – il quinto film di Kaurismaki in concorso a Cannes- appartiene infatti al ciclo delle (tragi)commedie proletarie di cui facevano parte anche Ombre nel paradiso, Ariel e The Match Factory. E Ansa (Alma Poysti), la controparte di Holappa, ha un impiego infame come quello di lui a ristoccare scaffali di un supermercato, senza contratto. Tanto che viene licenziata per essersi messa nella borsa un sandwich scaduto due giorni prima. Avrebbe dovuto buttarlo, le dice il manager informato da una guardia grassa che lei dì nascosto passa cibo scaduto agli homeless.«Sebbene fino ad oggi abbia costruito la mia dubbiosa reputazione facendo film inutilmente violenti, oggi -oppresso da tante guerre inutili e criminali- sono arrivato a scrivere una storia sui soggetti attraverso i quali l’umanità può avere un futuro: il desiderio di amore, di solidarietà, di speranza e il rispetto per gli altri, per la natura e qualsiasi essere vivo o morto»

In solidarietà, due sue colleghe se ne vanno insieme a lei. Quello con i compagni di lavoro è infatti l’unico, tenue legame che Holappa e Ansa -un po’ avvizziti, come due foglie autunnali, e altrettanto peregrini- hanno con il resto del mondo. Un mondo in cui, ogni volta che accendi la radio si parla della guerra in Ucraina, o in Siria – questo l’unica concessione a contemporaneità perché in Fallen Leaves non si vede l’ombra di una tv o di un cellulare. Ansa, filosoficamente, cambia canale prima di buttare la cena surgelata senza nemmeno toccarla. Dopo un incrocio di sguardi al locale di karaoke, i due si ritrovano per caso quando il nuovo padrone di lei, in una birreria fetida dove Ansa lava montagne di piatti pagata in nero al lunedì, viene arrestato per truffa.

HOLAPPA le offre un caffè (il suo ovviamente corretto di nascosto) e poco dopo finiscono insieme al cinema. Fuori ci sono locandine dei film di Godard, Bresson, Ozu, John Huston e Chaplin (a cui il film di Kaurismaki rende omaggio esplicito). Sullo schermo I morti non muoiono, di Jim Jarmush -non solo perché l’umorismo di Kaurismaki ha trovato in Jarmush il suo corrispondente d’oltreoceano. Ma perché il mondo che circonda Ansa a Holappa è un mondo di zombi, o di persone insensatamente crudeli. L’umorismo dell’assurdo tipico di Kaurismaki fa sì che – nonostante Holappa e Ansa sembrino fatti uno per l’altra- continuano a perdersi. A partire dal momento in cui bigliettino con il numero di telefono di lei gli cade dalla tasca e viene rapito dal vento. Se a tratti Fallen Leaves sembra una versione scandinava, radicalmente depressa, di Un amore splendido – che forse finiràbene forse no – Kaurismaki imbeve il suo film di enorme tenerezza e persino un’ombra di speranza.