Poteva essere un risveglio triste quello vissuto ieri mattina dal quartiere romano di San Lorenzo. Intorno alle 9, sotto un cielo plumbeo che odorava d’inverno, alcuni vigilanti di una ditta privata sono stati notati in piazza dei Sanniti, davanti all’ingresso del Nuovo Cinema Palazzo. Con loro un fabbro e un avvocato della società Domus, proprietaria dell’immobile. In precedenza sarebbe stato presente anche un ufficiale giudiziario. Obiettivo: saldare le porte dell’edificio e apporre i sigilli.

IN POCHI MINUTI l’allarme si è diffuso nel quartiere e in città. Circa 200 persone sono accorse rapidamente a difendere lo spazio sociale e ci sono rientrate aprendo una porta secondaria. Durante i fatti non erano presenti agenti, né blindati. Un elemento anomalo per iniziative di questo tipo, sempre accompagnate dal dispiegamento di forze dell’ordine. «A noi non era stato comunicato nulla», ha chiarito la questura di Roma. Il motivo sarebbe la differenza tra uno sgombero e uno sfratto. Quello, però, non è un palazzo come un altro.

L’EDIFICIO È STATO OCCUPATO il 15 aprile 2011. Lo stesso giorno, a migliaia di chilometri di distanza, veniva ucciso Vittorio Arrigoni, cui è intitolata la sala interna. Ai tempi dell’occupazione la proprietà era di Camene Spa, che stava per aprirci un casinò (senza autorizzazioni). Solo l’iniziativa di abitanti del quartiere, studenti e artisti trasformò il rischio di un Bingo nella realtà di uno spazio di produzione culturale indipendente, solidarietà e partecipazione. Dieci mesi dopo, la legittimità dell’azione di forza fu sancita persino dalla prima sentenza del processo civile che assolse tutti gli imputati.

NEL CORSO DEGLI ANNI il Nuovo Cinema Palazzo si è radicato sempre più nel quartiere di San Lorenzo, offrendo alternative concrete ad alcuni dei maggiori problemi che lo affliggono. «Questa è l’unica piazza della zona in cui non ho mai visto spaccio – ha detto un residente all’avvocato della proprietà – grazie alle ragazze e ai ragazzi del centro sociale». «Esperimenti come questo servono a chi non si accontenta di spendere il proprio tempo consumando pizza e birra, ma sente l’esigenza di discutere, creare, migliorare la città», ha affermato un’attrice teatrale attiva nella programmazione culturale.

POCO DOPO LA RIAPERTURA delle porte è iniziata una partecipata assemblea. «E se i bambini e i ragazzi che si divertono qui dentro ci domandassero perché è stato chiuso, cosa potremmo rispondere?», ha chiesto Marcello Fonte. L’attore, che ha trionfato al festival di Cannes 2018 per la sua interpretazione in Dogman, è di casa da queste parti.

MENTRE DENTRO andavano avanti gli interventi, fuori piovevano gli attestati di solidarietà. Il vicesindaco Luca Bergamo e l’assessore all’urbanistica Luca Montuori hanno scritto una nota congiunta: «L’attività del Nuovo Cinema Palazzo va salvaguardata. È un presidio culturale di grande valore. Molte città europee stanno esplorando strade basate su accordi pubblico-privati e sulla prevalenza dell’interesse pubblico quando l’abbandono di proprietà private crea un danno al tessuto urbano. Regione e Roma Capitale devono muoversi di concerto lungo questa via». «In un quartiere bello e difficile come San Lorenzo, questi ragazzi hanno portato sano svago, alta cultura cinefila e costituito un punto di aggregazione sociale indissolubile – ha scritto su facebook Francesco Ardu, consigliere e portavoce 5 Stelle – Come presidente della commissione patrimonio di Roma Capitale auspico un tavolo interistituzionale dell’ente con regione Lazio, proprietà dell’edificio e associazione dei ragazzi».

LA PRESIDENTE di centrosinistra del II municipio Francesca Del Bello ha sottolineato come già a luglio la sua giunta avesse depositato una memoria che riconosce il valore sociale e culturale dell’esperienza di autogestione, chiedendo di sospenderne lo sgombero. Per Marta Bonafoni, capogruppo della lista civica Zingaretti alla regione Lazio, «servono strumenti nuovi per affrontare il tema degli spazi sociali della città, partendo magari dalla legge sui beni comuni approvata in regione».

A ROMA la questione dei centri sociali e delle case occupate che garantiscono alla cittadinanza servizi, welfare, luoghi di incontro, spazi di auto-organizzazione per le battaglie sui diritti e sono motore di produzione artistica e culturale è complessa. Ci sono i 22 edifici che la prefettura vorrebbe sgomberare secondo l’ordine della cosiddetta «Circolare Salvini». Al primo posto c’era l’occupazione abitativa di via Cardinal Capranica, sgomberata a luglio scorso (300 persone). Al secondo il palazzo di via del Caravaggio (380 persone) su cui, dopo una tregua, stanno tornando ad addensarsi le minacce. Al terzo proprio il Nuovo Cinema Palazzo.

CAPITOLO A PARTE sono le decine di esperienze associative e sociali cui il comune aveva assegnato spazi inclusi nel patrimonio capitolino indisponibile tramite la delibera 26/1995. Un provvedimento strappato a metà degli anni 90 da una lunga lotta di molti centri sociali della capitale, ma «superato» dall’approvazione della delibera 140/2015 (giunta Marino). Da allora le realtà assegnatarie sono bersagliate da ordini di lasciare le sedi e ingiunzioni di pagamento per il ricalcolo degli affitti precedentemente concordati a canone sociale.

«È IL MOMENTO che comune e regione si assumano la responsabilità di trattare una storia politica trentennale che ha trasformato questa città con il rispetto che merita – afferma Alessandro, della rete Roma non si chiude – Le esperienze di autogestione rivitalizzano parti di Roma abbandonate sia dalle istituzioni pubbliche che dai proprietari privati. Servono atti concreti».