Il contratto segreto – tanto oscurato dai governi Draghi e Meloni – è stato finalmente svelato. E dimostra in maniera lampante che fra Alitalia e Ita c’è totale continuità nella gestione della attività di trasporto aereo passeggeri. Ita, la compagnia nata dalle ceneri di Alitalia proprio in nome della discontinuità societaria richiesta dall’Unione europea, ha pagato «il ramo Aviation» – fatto di 52 aerei, preziosi slot su centinaia di rotte, i diritti di traffico, software, le banche dati e i sistemi informatici, i rapporti contrattuali con terzi fornitori di beni o servizi, utilizzo di sedi e palazzine – ad Alitalia solo un euro in totale spregio delle direttive europee, creando un danno enorme alle decine di migliaia di creditori della vecchia compagnia di bandiera, partendo dallo stato italiano stesso fino ai lavoratori. I circa 4 mila ex dipendenti di Alitalia non riassunti da Ita però ora potranno vedere tutelati i loro diritti, primo fra tutti quello alla prosecuzione della attività lavorativa nella nuova compagnia.

GRAZIE ALLA SENTENZA del Consiglio di stato e alle decisioni di (per ora) quattro giudici del lavoro di Roma e Milano, il contratto con cui il 14 ottobre 2021 Alitalia cedeva alla nascente Ita «l’attività di trasporto aereo» è stato mostrato quanto meno agli avvocati e ad alcuni dei 1.167 dipendenti Alitalia che chiedono l’applicazione dell’articolo 2112 del Codice civile che riconosce in caso di trasferimento d’azienda o di un suo ramo che «il rapporto di lavoro continua con il cessionario ed il lavoratore conserva tutti i diritti che ne derivano».

La vecchia azienda invece nel 2014 pagò 806 milioni accollandosi perfino tutti i debiti

Il contratto è fra due società completamente pubbliche ma il diniego alla consultazione fatto dal governo Draghi perfino a parlamentari e sindacati è stato totale.

Ita davanti ai giudici del lavoro inizialmente si è appellata a «dati sensibili», «segreti industriali o commerciali»; ora invece sostiene che sia «irrilevante» nelle cause di lavoro per il reintegro.

«È DI DOMINIO PUBBLICO ormai la vendita del ramo Aviation a Ita per 1 euro – commenta l’avvocato Pierluigi Panici – dopo che lo ha affermato il presidente di Ita Altavilla in varie interviste, lo ha riferito al Corriere della Sera il professor Giovanni Fiori incaricato della perizia di stima affermando che con 1 euro si acquista un ramo di azienda con prospettive di perdite e non certo i beni che costituiscono gli asset della compagnia di navigazione che singolarmente valgono molti milioni. Questa è una circostanza decisiva, a nostro parere, nelle controversie avanti al giudice del lavoro per il riconoscimento del diritto dei dipendenti addetti al ramo ceduto alla prosecuzione del rapporto di lavoro con Ita. Sarà oggetto di valutazione in altre sedi sia la eventuale violazione del divieto di aiuti di Stato dei quali si sarebbe avvantaggiata Ita comprando ad 1 euro da Alitalia la compagnia aerea e rivendendola a Lufthansa per centinaia di milioni subito dopo, sia se questo sostanziale regalo abbia danneggiato i tanti creditori di Alitalia, tra i quali i lavoratori, che vedono ridursi drasticamente le possibilità di soddisfare i loro crediti», conclude Panici.

In effetti nella decisione della Commissione Europea del 10 settembre 2011 era prevista la vendita del settore Aviation per singoli beni «a terzi e a prezzi di mercato» mentre la vendita è avvenuta in blocco, per tutti gli asset che costituivano il complesso dei beni della attività di navigazione aerea e un euro non è certo un prezzo di mercato.

Ita non si è accollata i debiti di Alitalia e già solo gli slot (i permessi di atterraggio e decollo) di Linate valgono milioni di euro. Dunque lo stesso ramo di azienda acquistato da Alitalia Sai per 806 milioni di euro nel 2014 è stato ceduto per un euro ad Ita, che ora lo venderà a Lufthansa per centinaia di milioni di euro solo per una quota di minoranza.

Dunque un prezzo politico – un euro – fissato in barba al mercato e alla concorrenza, il tutto difeso dai paladini del liberismo che accusano Alitalia di essere un «pozzo senza fondo di denaro pubblico» e ora chiudono gli occhi davanti alla macelleria sociale compiuta da Ita e dal rosso nei suoi conti.

L’unica cosa che Ita non ha acquisito da Alitalia sono i circa 4 mila lavoratori lasciati ancora lungo la pista di decollo. Ma come avvenuto per gli aerei, gli slot e tutto il resto Ita ha comprato tutto da Alitalia. Alla nascita di Ita il 99,9% dei lavoratori proveniva da Alitalia: lo 0,1% era formato da quel Alfredo Altavilla chiamato da Giavazzi e Draghi a imporre il modello Fca di tagli di salari e diritti in una società totalmente pubblica e 11 quadri e dirigenti.

LA DIFESA DI ITA BASA tutte le sue carte sul pronunciamento della commissione Europea del 10 settembre 2021 che ha stabilito la «mancata continuità» fra Alitalia e Ita nelle istruttorie sugli aiuti di stato. Stessa posizione del ministro Giorgetti che qualche settimana fa ha festeggiato il fatto che Ita non sarà chiamata a pagare l’aiuto di stato da 400 milioni sanzionato ad Alitalia. Ma il tutto rischia di ritorcesi contro i conti pubblici e i prossimi pronunciamenti della Corte di giustizia europea.

Ita poi può contare sulla già citata perizia Fiori, resa pubblica in uno strano articolo del Corriere dell’aprile 2021 nel quale il professore – incaricato dai commissari straordinari di Alitalia, evidentemente per cautelarsi, di «predisporre una perizia valutativa dell’offerta pervenuta» – spiegava come addirittura Alitalia avesse dovuto pagare Ita per la cessione del ramo Aviation ben «140 milioni» perché «quel ramo di fatto aveva un valore negativo» visto che «il valore dell’azienda cambia a seconda del contesto».

Una posizione difficilmente sostenibile dal punto di vista logico: Ita non si è accollata i debiti di Alitalia e già solo uno slot (i permessi di volo) di Linate vale parecchi milioni di euro. La stessa Alitalia Sai poi aveva comprato nel 2014 dalla precedente Alitalia Cai dei capitani coraggiosi lo stesso compendio per 806 milioni, accollandosi perfino i debiti stimabili in altre centinaia di milioni.