Stati Uniti e Russia hanno portato a termine il più grande scambio di prigionieri dalla caduta del Muro di Berlino. Sedici detenuti in Russia e Bielorussia sono atterrati ad Ankara, in Turchia, in cambio di otto russi detenuti in Occidente. Da un lato gli Usa hanno ottenuto il rilascio di giornalisti accusati di spionaggio, attivisti e dissidenti russi, dall’altro Mosca ha preteso il rientro in patria di criminali condannati dai tribunali europei e di detenuti sospettati di essere al soldo dei servizi segreti. L’accordo coinvolge diversi Paesi europei e testimonia ancora una volta l’influenza politica di Washington nel Vecchio continente.

«Oggi assistiamo alla dimostrazione inconfutabile del perché è vitale avere amici in questo mondo», ha dichiarato il presidente Biden dalla Casa bianca, al centro di una folta rappresentanza delle famiglie dei tre cittadini statunitensi e di un titolare di “carta verde” rilasciati. Ma la gradita notizia del rilascio di attivisti come Kara-Murza e Orlov e del giornalista del Wall street journal Gershkovich si scontra con la mancanza di equilibrio nei personaggi scelti dai due governi. Il presidente Putin ha firmato dei provvedimenti di grazia per i prigionieri scelti dagli Usa e ha preferito non commentare lo scambio. In questa lista figurano, tra gli altri:

OLEG ORLOV. Storico dissidente russo di 71 anni, tra i fondatori dell’associazione per i diritti umani Memorial (insignita del premio Nobel per la pace nel 2022) e suo co-presidente. Condannato a febbraio a due anni e mezzo per aver screditato l’esercito russo e per aver criticato la guerra in Ucraina.

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EVAN GERSHKOVIC HA 32 anni, giornalista del Wall Street Journal arrestato nella città russa di Ekaterinburg nel marzo 2023 mentre, secondo i servizi russi, «stava raccogliendo informazioni segrete per conto della Cia su una fabbrica di attrezzature militari». A luglio, in un processo che ha subito un’improvvisa accelerazione (secondo gli analisti prova del fatto che i negoziati fossero già a uno stadio avanzato), è stato condannato a 16 anni di carcere.

VLADIMIR KARA-MURZA. Cittadino russo-britannico, opinionista del Washington post (insignito del premio Pulitzer nel 2024) e politico di spicco dell’opposizione al Cremlino. Arrestato nel 2022 per aver criticato l’operazione militare speciale. Nel 2023 è stato condannato per tradimento e altre accuse a 25 anni di carcere. Nel 2015 e nel 2017 si è ammalato a causa di due avvelenamenti quasi mortali di cui ha accusato il Cremlino.

ALSU KURMASHEVA. Cittadina russa e statunitense, corrispondente di Radio Free Europe (media finanziato dal governo Usa) e arrestata nel 2023 a Kazan, dove era in visita alla madre malata. Aveva criticato l’organizzazione dell’esercito russo e due settimane fa è stata condannata a 6 anni e mezzo per «aver diffuso false informazioni sulle forze armate russe».

ILYA YASHIN. Ex-membro del consiglio comunale di Mosca e dissidente russo che stava scontando una condanna a 8 anni e mezzo per aver criticato l’invasione russa in Ucraina.
In cambio, tornano in Russia, tra gli altri:

VADIM KRASIKOV. Condannatoall’ergastolo nel 2021 in Germania per aver ucciso Zelimkhan “Tornike” Khangoshvili, un cittadino georgiano di 40 anni di etnia cecena, in un parco di Berlino. I giudici tedeschi hanno concluso che l’assassinio è stato ordinato dai servizi russi.

VADIM KONOSHCHENOK. Sospettato di essere un ufficiale dei servizi russi, è stato estradato negli Usa dall’Estonia l’anno scorso con l’accusa di aver contrabbandato munizioni e tecnologia da impiegare nella guerra in Ucraina.

VLADISLAV KLYUSHIN. Oligarca vicino al Cremlino, è stato condannato a Boston nel 2023 per una frode dal valore di quasi 100 milioni di dollari .

Per Biden lo scambio era uno degli obiettivi principali dell’ultimo semestre di presidenza. Per i detrattori dell’accordo è un regalo a tutti gli autocrati che in futuro vorranno ottenere la liberazione di criminali.