«Non possono esserci scioperi di 24 ore. Se i sindacati aderiranno alle richieste della commissione di garanzia bene, altrimenti c’è lo strumento della precettazione. L’ho già fatto». Parola di vicepremier e ministro delle Infrastrutture e trasporti Matteo Salvini.

Il leader leghista è tornato ieri all’attacco dei sindacati minacciando filo da torcere alla protesta di venerdì prossimo. La prima delle cinque giornate di mobilitazione che Cgil e Uil hanno indetto contro la manovra economica del governo Meloni. Si parte il 17 novembre con uno sciopero generale per tutte le lavoratrici e i lavoratori delle regioni dell’Italia centrale. Rispetto alle categorie del pubblico impiego e dei trasporti, settore che interessa al leader leghista, l’astensione dal lavoro è invece prevista su tutto il territorio nazionale.

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SECONDO L’INTERPRETAZIONE di Salvini si può fare ma solo per quattro ore, non di più. E infatti dà prima un colpo al cerchio e poi un altro alla botte: «Guai a mettere in dubbio il diritto allo sciopero. Ma non si può fermare il paese per tutto il giorno». Insomma: la protesta è possibile soltanto come testimonianza, non deve creare disagi. Pazienza se è solo così che i lavoratori possono strappare diritti. Soprattutto davanti a un governo sordo alle richieste dei sindacati e impegnato in una politica economica che guarda a ben altri interessi.

«In Italia non sono i ministri che decidono quante ore di sciopero si programmano e se le agitazioni si fanno o no, è diritto delle persone decidere se vogliono aderire o meno», replica il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. «Sono dichiarazioni eversive perché il diritto di sciopero è garantito dalla Costituzione. Ma non ci preoccupano: spesso fanno aumentare l’adesione dei lavoratori», rincara la dose Stefano Malorgio, segretario generale della Federazione italiana lavoratori trasporti Cgil.

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I SINDACATI rivendicano il rispetto di tutte le normative in materia e ribadiscono che è in corso un confronto con la commissione di garanzia, ma respingono al mittente i tentativi di condizionare a gamba tesa la partita. In una nota i segretari confederali di Cgil e Uil, Maria Grazia Gabrielli ed Emanuele Ronzoni, sottolineano che «al ministro compete la precettazione solo quando in concomitanza con lo sciopero si verifichino eventi calamitosi o di concreto e grave pericolo per l’ordine pubblico» e parlano di «pugno duro selettivo: da settembre a oggi ha “consentito” ben tre scioperi di 24 ore dei trasporti, non proclamati da sindacati confederali, di cui uno il giorno prima di uno sciopero dei Taxi, anch’esso di 24 ore».

In ogni caso non sarebbe la prima precettazione firmata dal ministro leghista. In estate ha dimezzato lo sciopero nazionale di Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Slm Fast Confsal e Orsa Ferrovie inizialmente previsto dalle 3 di giovedì 13 luglio alle 2 del giorno seguente. Andati male i tentativi di mediazione Salvini lo ha ridotto d’ufficio dalle 3 alle 15.

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Mano pesante anche contro lo sciopero del trasporto pubblico locale che l’Unione sindacale di base (Usb) aveva indetto lo scorso 29 settembre per l’intera giornata. La precettazione lo ha ridotto a quattro ore. «Non bastano ai lavoratori per rivendicare i propri diritti», ha dichiarato in quell’occasione l’Usb rifiutando di piegare la testa: astensione dal lavoro rimandata al 9 ottobre per tutto il giorno, con manifestazioni nelle principali città italiane.

SULLO SCONTRO governo-sindacati si sono espresse anche le forze politiche. Secondo il ministro per i Rapporti con il parlamento Luca Ciriani (Fratelli d’Italia) «lo sciopero annunciato da Cgil e Uil è incomprensibile e ingiustificabile». Fa bene dunque il collega a colpirlo. Giuseppe Conte, leader dei 5S, se ne lava le mani: «C’è una commissione indipendente che valuta se sono assicurate tutte le garanzie anche per gli utenti nel caso ci siano scioperi che possano incidere su servizi pubblici essenziali. Lasciamola lavorare», dice a margine di un incontro con Landini. Di «uso politico della precettazione» parla invece Arturo Scotto, capogruppo democratico in commissione Lavoro, che accusa Salvini di avere «il solito atteggiamento da bullo».