Dalle minacce ai fatti. Ieri il vicepremier e ministro delle infrastrutture e trasporti Matteo Salvini ha precettato i sindacati di base Usb lavoro privato, Orsa, Sgb, Cobas lavoro privato, Adl Cobas, Al Cobas, Sgb, Cub trasporti e ha tagliato il loro sciopero generale nei trasporti indetto lunedì 27 novembre da 24 a 4 ore, dalle 9 alle 13. «Un atto gravissimo per uno sciopero indetto nel rispetto delle regole» ha detto il segretario nazionale della Cub Trasporti, Antonio Amoroso – Salvini vuole scippare ai lavoratori la libertà dell’esercizio di sciopero». La Cub ha sostenuto inoltre che sarà valutata l’ipotesi «di riprogrammare l’astensione ad un’altra data avviando una campagna per sensibilizzare il paese rispetto al grave attacco ai diritti democratici». Nella mattinata di ieri, al ministero, i sindacati sono stati convocati per un confronto previsto in questi casi dalla procedura. In quel contesto, ha raccontato Roberto Cortese dell’Unione Sindacale di Base (Usb), «abbiamo spiegato a Salvini che la precettazione è solo un atto di arroganza; non la ricerca di una soluzione ai problemi dei lavoratori ma solo la ricerca di una legittimazione per un attacco ai loro diritti».

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«SALVINI vuole applicare una legge tutta sua – sostiene l’Usb in un’analisi più approfondita – Sta abusando sempre più dei suoi poteri per costruire la sua campagna elettorale alle europee contro l’esercizio del diritto di sciopero spalleggiato dalle associazioni categoriali di settore che si improvvisano “legislatori” proponendo sofisticati meccanismi per azzerare il diritto di essere rappresentati a moltissimi lavoratori e tenersi stretti le organizzazioni sindacali compiacenti. Come sindacati conflittuali non faremo un passo indietro. La categoria sarà chiamata ad alzare il livello di scontro con chi la vuole succube e in silenzio; una battaglia di tutti per gli aumenti salariali dignitosi, migliori condizioni di lavoro».

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SUGLI STIPENDI i sindacati di base chiedono «l’applicazione contrattuale di primo e secondo livello ai neo assunti” e un «salario minimo per legge a 10 euro contro la pratica dei contratti atipici e precariato», quindi aumenti «a partire da almeno 300 euro al mese».

IN POCHI GIORNI si è passati dalla precettazione contro gli scioperi della Cgil e Uil in nome di un parere contestassimo della commissione del garante degli scioperi, impugnato dai due sindacati confederali, a quella unilaterale contro lo sciopero di lunedì indetto dai sindacati di base sul quale il garante non ha mosso alcuna obiezione formale. In questa deriva traspare la crescita dell’autoritarismo del governo di estrema destra che va letto insieme con le norme del nuovo «decreto sicurezza» adottato di recente. In quest’ultimo caso l’uso pan-penalistico del diritto mira a sanzionare i movimenti ambientalisti e le occupazioni per necessità delle case. Nel caso degli scioperi, e in particolare di quello più recente indetto dai sindacati di base, Salvini ha usato strumentalmente i suoi poteri una volta capito che non poteva boicottarli usando una delle leggi più restrittive in Europa.

SALVINI ha cercato ieri di mettere i sindacati l’uno contro l’altro sostenendo che «non tutti hanno proposto di incrociare le braccia tutto il giorno». Poi il ministro ha contrapposto i diritti dei lavoratori a quelli degli utenti. «Il diritto allo sciopero è sacrosanto» ha detto, ma è «determinato a ridurre al massimo i disagi per i cittadini». Gli scioperi «sono diventati molto frequenti, e colpiscono con particolare insistenza il settore dei trasporti nel giorno prima del Weekend o all’inizio della settimana lavorativa».

PENSARE, INVECE, che i lavoratori chiedano l’aumento dei salari, esigenza comune agli utenti, non gli passa per la mente. Il governo non ha risposte. E cerca di neutralizzare la protesta.