Tra scale mobili e ascensori rotti, attese che arrivano a 30 minuti per le metro C e B, autobus sovraffollati, mezzi guasti, corse perse e deviate per i grandi eventi, taxi introvabili e lavori stradali, la mobilità a Roma è al collasso. La Roma-Lido, una delle tre ferrovie concesse, che collega la città al mare passando per un municipio con 230mila abitanti, è da anni il simbolo dell’inefficienza. A dicembre 2021 la tratta contava soli tre treni, così è stata tagliata.

OGGI IL NUMERO DI TURISTI cresce e la Capitale si prepara al Giubileo del 2025. Ma allo stato attuale non ha la capacità di carico infrastrutturale per reggere l’aumento dei flussi. Per alcuni aspetti, come quello dei bus turistici tornati a invadere il centro storico, rispetto al Giubileo del 2000 Roma è regredita. L’allora assessore alla mobilità Walter Tocci aveva proposto per Roma una «cura del ferro» che non si è mai materializzata, non certo per mancanza di fondi. «Da dieci anni il Comune non presenta nuovi progetti al ministero dei Trasporti, mentre Napoli e Milano hanno già ottenuto miliardi di euro e il ministro Delrio ha annunciato un nuovo fondo per i trasporti urbani su ferro in città» scriveva Tocci nel 2017.

Adesso Roma deve recuperare il ritardo e cambiare radicalmente modello di mobilità. Con oltre 2 milioni di automobili private, di cui 300mila inutilizzate e ferme su suolo pubblico, Roma è una città autocentrica. L’urbanizzazione speculativa e abusiva ha prodotto una città enorme con una bassa densità e una grande disuguaglianza nell’accesso al trasporto pubblico: buona nelle aree centrali, pari a zero in alcune aree periferiche. E se si fa un gran parlare della città dei 15 minuti, la durata media di uno spostamento su un mezzo pubblico nell’area metropolitana è di 51 minuti.

IL 60% DELLA POPOLAZIONE si muove con l’auto privata (nel 2019 era il 46%) e solo il 9,8% dei residenti, meno 5 punti percentuali rispetto al 2019, sceglie il trasporto pubblico. In rapporto alla popolazione, Roma è al primo posto nella graduatoria per il tasso di mortalità per incidenti stradali, un primato che costa alla collettività 900 milioni di euro, si legge nel Report 2022 di Roma Mobilità.

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La dipendenza dall’automobile incide sui livelli di inquinamento atmosferico. Una direttiva europea, la 2008/50, ha stabilito i valori limite di sostanze inquinanti come il biossido di azoto, oggetto di tre infrazioni da parte dell’Italia. Secondo l’Assessore alla mobilità Eugenio Patanè le condanne comportano una multa da 100 milioni di euro che viene ripartita tra i siti d’infrazione. Roma deve ridurre le emissioni inquinanti dell’11% per rientrare nel limite stabilito secondo il Piano di qualità dell’aria della Regione Lazio. Per farlo, una delibera del 2022 ha stabilito il divieto di circolazione di nuove categorie di automobili (quelle alimentate a diesel euro 4 e a benzina euro 3) all’interno della Fascia Verde, la terza e più estesa area concentrica per urbanizzazione e densità abitativa dopo il Centro Storico e l’Anello Ferroviario, il cui perimetro è stato aggiornato.

L’inizio del divieto era previsto a novembre 2023, l’installazione dei varchi è iniziata ad aprile, ma dopo le proteste le scadenze sono slittate di un anno. Le auto da rottamare, circa 400mila, sono soprattutto nel primo e nel sesto municipio.

Diversi provvedimenti hanno limitato l’ingresso in centro di veicoli inquinanti a partire dal 1999, ma nulla si sa sui loro effetti e se la situazione è tale da inasprire le restrizioni «vuol dire che ben poco è stato fatto», scrive Carte in Regola. L’associazione propone una serie di misure per garantire il diritto alla mobilità e accompagnare la conversione ecologica che non può essere pagata dalle fasce sociali più deboli. La prima della lista è un nuovo regolamento sui bus turistici, che hanno ripreso a circolare nel centro di Roma dopo aver vinto un ricorso al Tar a ottobre 2021. Tra le richieste, l’ammodernamento dei mezzi pubblici inquinanti, un sistema di parcheggi di scambio, l’estensione del car-sharing e l’abbonamento gratuito al trasporto pubblico non solo per i proprietari di auto da rottamare ma per tutti.

I FONDI CI SONO e numerosi progetti sono già partiti. L’aumento del costo del biglietto è stato rimandato e i giovani dagli 11 ai 18 anni potranno viaggiare gratuitamente.

Con i fondi destinati al Giubileo (2,3 miliardi di euro) saranno finanziati 23 progetti per la mobilità tra cui la sostituzione di 960 autobus inquinanti, l’introduzione di mezzi ibridi e a metano, nuovi convogli per le metropolitane. Queste ultime scontano anni di assenza di manutenzione, una situazione a cui il Comune sta mettendo mano a partire dai lavori per il rinnovo dei binari della metro A. A fine giugno è partito il cantiere della metro C a Piazza Venezia.

C’è un Piano fermate Atac con nuove pensiline anche smart, ma perlopiù in centro. Ci sono poi 526 milioni di euro del Pnrr per progetti di mobilità sostenibile, come l’acquisto di 411 bus elettrici, la realizzazione di 15 nuove piste ciclabili, il rafforzamento della rete dei tram. Roma avrà quattro nuove linee di tram tra cui la linea Togliatti e la Termini-Vaticano-Aurelio, quest’ultimo un progetto del 1995 che, insieme alla metro C, collegherebbe le periferie est e ovest di Roma ponendo le basi per la pedonalizzazione del centro storico.

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La reintroduzione del tram, la soluzione più sostenibile ai problemi di congestione, ha scatenato una campagna stampa reazionaria e infondata da parte di testate giornalistiche come Il Messaggero (del gruppo Caltagirone) a cui hanno risposto associazioni ambientaliste e di utenti. Ancora, sono previste nuove piste ciclabili tra cui i 44 chilometri del Grab, un anello ciclabile finanziato dal ministero delle infrastrutture, e poi parcheggi di scambio e aree di sosta per i bus turistici nelle aree periferiche.

LA VERA CURA DEL FERRO però è saltata di nuovo con la rimodulazione del Pnrr da parte del ministero dei trasporti che ha spostato 2,5 miliardi di euro su cantieri “strategici”, definanziando alcune tratte ferroviarie tra cui la Vigna Clara – Tor di Quinto che avrebbe consentito la chiusura dell’anello ferroviario, un passaggio fondamentale per la mobilità a Roma. Secondo il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini tutte le opere verranno realizzate ma alcune partiranno nel 2024.

«Portare risorse del Sud del Paese in altre zone è gravissimo» ha dichiarato a FanPage Daniele Leodori, segretario del Pd Lazio. Secondo il presidente del Municipio XV, Daniele Torquati, il governo «dimostra ancora una volta il poco interesse per le periferie romane». Insorgono anche i comitati di cittadini che attendono la anni il completamento dell’anello ferroviario. Intanto già aumentano i disagi e il traffico per i tanti cantieri al via, come quello per il rifacimento di piazza Porta Pia in vista del Giubileo.

Roma diventerà più equa e vivibile solo garantendo il trasporto pubblico e quello privato sostenibile a tutti. In una città ostaggio di interessi corporativi come quelli della categoria degli introvabili taxi, le cui licenze sono a numero chiuso e su cui l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha recentemente aperto un’indagine, si tratterebbe di una rivoluzione culturale.