Incapacità di gestione, scaricabarile tra enti locali, caos normativo. La storia del Villaggio dei pescatori di Fregene è un esempio di irresponsabilità della politica italiana nell’affrontare questioni complesse. Ma trattandosi di demanio marittimo, e dunque di concessioni in scadenza, una soluzione non è più rinviabile. In questo caso non si parla di stabilimenti balneari, sempre al centro del dibattito sulla direttiva Bolkestein, bensì di oltre 300 abitazioni.

IL VILLAGGIO DEI PESCATORI è sorto tra gli anni Quaranta e Cinquanta come «borgata spontanea», come lo definisce un documento del 1986 del comune di Roma che allora amministrava questo territorio. Le sue tipiche case bianche sono entrate nell’immaginario collettivo grazie ai film di Fellini, che qui ha girato scene di Lo sceicco bianco, Amarcord e La dolce vita. Pasolini, Moravia, Mastroianni, Visconti e molti altri artisti romani trascorrevano le estati degli anni Sessanta in queste abitazioni. Il loro valore è molto aumentato negli anni, tanto da essere ancora oggi scelte da personaggi altolocati. Tuttavia l’intera area sorge sul demanio e perciò non è di proprietà privata. In Italia esistono molti immobili con una situazione analoga, ma un insediamento così denso ed esteso è un caso unico.

L’ESISTENZA di questo agglomerato si riscontra sin dal primo piano regolatore del comune di Fiumicino, istituito nel 1992. Gli abitanti hanno sempre pagato il canone che è stato loro chiesto, ma gli edifici non sono mai stati legittimati attraverso il rilascio di una concessione demaniale. Il compito avrebbe dovuto essere della Capitaneria di porto, ma nel 2000 il ministero delle Infrastrutture ha trasferito la competenza alle regioni. Nel Lazio nessun funzionario ha mai voluto affrontare il groviglio e nel 2013 la responsabilità è passata al comune di Fiumicino, che non ha mai ricostruito la situazione anche perché molti documenti sono andati persi a causa di un incendio.

DA QUELL’ANNO I CANONI non vengono riscossi e le concessioni non sono più state rinnovate, comportando il rischio di conseguenze penali per gli abitanti, passibili del reato di occupazione abusiva. Sono sorti vari comitati di cittadini per chiedere una soluzione. La legge prevede diverse possibilità: indire i bandi pubblici per riassegnare le case, incamerare i manufatti per renderli di proprietà dello Stato o demolire. Quest’ultima strada è la meno probabile, visto il valore storico del luogo.

«Ci sarebbe anche una quarta via, cioè la sdemanializzazione», afferma l’avvocato Gianluca Bocchino, che assiste molti abitanti del Villaggio dei pescatori. La misura è prevista dal Codice della navigazione, nel caso in cui un’area demaniale abbia perso le caratteristiche di funzionalità agli usi pubblici del mare. «Questo quartiere rientra appieno in tale previsione, ma la procedura non è immediata», prosegue il legale. «Per prendere tempo si potrebbe usufruire della proroga al 2033, prevista dalla legge italiana». Si tratta dell’estensione delle concessioni voluta nel 2018 dal primo governo Conte, poi bocciata dal Consiglio di Stato perché in contrasto con la Bolkestein.

NEL 2022 LA LEGGE Concorrenza del governo Draghi l’ha abrogata solo per gli stabilimenti balneari e non per le abitazioni sul demanio. Sei anni fa è stata presentata una richiesta di sdemanializzazione, rimasta senza risposta poiché nessuna autorità ha mai effettuato l’accertamento necessario per dichiarare l’esistenza o meno dei presupposti per avviare la procedura. Storicamente le sdemanializzazioni sono sempre state ostacolate dagli enti pubblici, col timore che possano comportare una perdita di patrimonio per lo Stato. La capitaneria si è limitata ad alcuni sequestri penali, conclusi con la prescrizione.

NEL 2023 LA PRECEDENTE giunta del sindaco Esterino Montino (Pd) aveva approvato una determina per prorogare le concessioni abitative al 2033, ma non è mai stata tradotta in legge. Il neo sindaco Mario Baccini (Fi) non si è espresso sul tema e le associazioni degli inquilini rivendicano il diritto al legittimo affidamento, maturato negli anni di inerzia da parte della pubblica amministrazione. Pur non essendo formalmente immobili privati, il comune ha sempre riscosso l’Imu sulle abitazioni del Villaggio dei pescatori. Se si attuasse ciò che chiedono gli abitanti, si tratterebbe della più grande sdemanializzazione in Italia. Per il comune significherebbe anche fare cassa, in quanto gli attuali abitanti dovrebbero pagare per diventare effettivi proprietari dell’area. Ma questo luogo iconico sarebbe definitivamente sottratto al patrimonio pubblico, e ancora non si vede all’orizzonte una soluzione.