Mentre Roma brucia, pezzi di ghiacciai si staccano, manca l’acqua e i termometri segnano un caldo record, ieri nella capitale è stata sgomberata per la seconda volta l’occupazione ecologista «Berta Cáceres». «Attorno a noi tutto dimostra che abbiamo tristemente ragione: la crisi ecologica e sociale che viviamo è spaventosa», dicono gli attivisti. Alle 6 di mattina nel parco della Caffarella sono arrivati blindati e pompieri. «Sono saliti subito al piano di sopra per impedirci di andare sul terrazzo. Hanno sequestrato i telefoni per non farci chiamare a raccolta la comunità solidale», dice Riccardo.

Nel pomeriggio il presidio alla Regione Lazio, proprietaria dell’immobile, si è trasformato in un corteo giunto al ministero della Transizione ecologica per denunciare, con della vernice rossa, che «le morti della Marmolada dipendono dall’inazione dei governi sulla crisi climatica e dalla loro subalternità alle energie fossili». La «laboratoria Berta Cáceres» era stata occupata il 6 marzo scorso, sgomberata due settimane dopo e rioccupata il 7 maggio.

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In questi giorni una delegazione è a Strasburgo per contestare la tassonomia Ue sugli investimenti sostenibili. «In estate parteciperemo a vari campeggi ecologisti, dalle Alpi Apuane alla Val Susa, a settembre torneremo a Roma per continuare la battaglia», annunciano.