Oltre trecento i siriani che lo scorso martedì hanno lasciato “volontariamente” il Libano per far ritorno in Siria. Il rientro è avvenuto da Arsal e da cittadine limitrofe, organizzato da un coordinamento di autorità siriane e libanesi.

PARE STIANO aumentando i rientri “volontari” in Siria, ma c’è da chiedersi quanto intenzionali siano data l’aria che si respira in Libano negli ultimi tempi. Human Rights Watch denuncia che «le autorità libanesi hanno arbitrariamente detenuto, torturato e forzato al ritorno in Siria centinaia di siriani negli ultimi mesi, inclusi oppositori, attivisti e disertori».

Negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli attacchi e le vessazioni nei confronti dei siriani in Libano. La fortissima pressione sociale e economica che subisce il popolo libanese, data la crisi che incombe sul paese dal 2019, si converte in atti ingiustificati di violenza, frustrazione e puro razzismo nei confronti dei rifugiati provenienti dalla Siria, ultimo anello della catena sociale in questo momento. A ciò si aggiunge una viscerale antipatia della maggior parte dei libanesi nei confronti di questi ultimi: l’esercito siriano infatti ha occupato il Libano fino alla primavera del 2005.

La redazione consiglia:
Profughi siriani in Libano, sempre più indesiderati

Dall’inizio della guerra civile in Siria si sono riversati in Libano, secondo i dati ufficiali delle Nazioni unite, circa un milione 500mila siriani; stime approssimative risalenti al 2017, quando l’Onu ha smesso di rilasciare lo status di rifugiati ai siriani, perdendo in pratica ogni sorta di controllo del fenomeno.

Le stime attuali parlano di almeno due milioni di rifugiati nel paese: un problema reale quindi in un Libano, che ha una popolazione di circa 4 milioni di abitanti e una superficie di 10mila chilometri quadrati (come l’Abruzzo). I siriani vengono però sfruttati in Libano per i lavori nei campi e in quelli edili: manodopera a buon prezzo, sottopagata.

In questi mesi il premier (ad interim) libanese Najib Miqati ha affermato che «la maggior parte dei siriani devono essere rimpatriati nelle zone sicure della Siria». Quello che però nessuno dice è che non esiste alcuna garanzia per i siriani che rientrano nel loro Paese. Nessuna garanzia politica, nessun organo internazionale ammesso fino a questo momentoda Damasco per supervisionare il rientro e il successivo il rispetto dei diritti civili e umani.

La redazione consiglia:
Libano, le loro prigioni

INTANTO IN LIBANO cresce la pressione interna. Il leader delle Forze Libanesi (partito di estrema destra cattolica conservatrice) Samir Geagea ha dichiarato che il suo partito «continuerà a esercitare ogni pressione possibile affinché ogni immigrato (siriano) illegale lasci il Libano», giocando una partita interna contro Hezbollah, milizia/partito storicamente filo siriano.

La soluzione alla crisi siriana, al problema dei rifugiati in Libano dovrebbe passare per una ben più complessa operazione diplomatica internazionale, ma la sempre più netta polarizzazione mondiale acuita dal conflitto russo-ucraino – la Russia è uno storico e solido alleato del regime di Bashar al-Assad – e dalla guerra a Gaza (la Siria fa parte dell’asse anti-israeliano Iran-Siria-Hezbollah) rende difficile in questo momento ogni sorta di mediazione e compromesso.