Robert Schumann è in qualche modo il primo compositore veramente intellettuale dell’epoca moderna. Non che prima di lui i compositori fossero incolti, ma non occupavano nella società il posto dei letterati. Bene fa dunque l’Accademia Filarmonica Romana a dedicare a Schumann un mese d’incontri, ogni domenica, da oggi al 6 giugno, incentrato ciascuno su una parola che colga un carattere della sua musica. Guida gli incontri Oreste Bossini, e alcuni giovani musicisti ci faranno ascoltare le sue musiche. La prima domenica le parole sono due: farfalle e sfingi. Papillons s’intitola, infatti, l’op. 2 e nel Carnaval le sfingi ammiccano nel nono brano. Ma è addirittura una chiave di tutta la sua musica, e non solo della musica, la parola Enigma, cui verrà dedicata la conferenza-concerto del 16 maggio. Eric Sams ha dedicato vari libri al tema dei codici cifrati della musica di Schumann e di altri musicisti: Musica e codici cifrati, Variazioni con enigma svelato, Il tema di Clara, I Lieder di Schumann, tutti pubblicati in italiano da analogon.

IL FATTO che le note in tedesco (come in inglese) abbiano mantenuto la denominazione alfabetica permette infiniti giochi con i suoni. E questo ci porta al tema della terza domenica, 23 maggio, dedicata a Affinità elettive, titolo del bellissimo romanzo di Goethe. Si pensa al grande amore per Clara Wieck, divenuta moglie di Robert superando le resistenze del padre, in realtà giustificate. Nonostante l’agiografia dipinga questo amore come ideale, il rapporto tra Clara e Robert andò, in effetti, presto in frantumi. E negli anni della reclusione di Schumann a Endenich lei non lo andò mai a trovare. Ci fu trascinata da Brahms, quando ormai Robert stava morendo.

«FANTASIA», la quarta domenica, 30 maggio, è una parola che percorre molti titoli, a cominciare appunto dalla Fantasia op. 17. È una disposizione d’animo irrequieta, senza pace, la disposizione fantastica di Schumann. Il «poeta parla» nelle Scene infantili, ma non apre scenari consolanti, mostra mondi sconvolti, sottosuoli psicologici devastati. Poesia, la quinta domenica, non c’illuda quindi che s’aprano speranze di felicità.
E arriviamo così all’ultima parola, Pazzia, la domenica finale. Anche qui bisogna sfatare alcune leggende. Uwe H. Peters, uno psichiatra tedesco, vi ha dedicato due libri. Il primo tradotto in italiano: Robert Schumann e i tredici giorni prima del manicomio (Spirali). Il secondo esiste solo in tedesco: Gefangen im Irrenhaus. Robert Schumann (Rinchiuso in manicomio, R.S.), Ana, Köln (Colonia).
Schumann non era pazzo. Era un alcolista, motivo di continui litigi con la moglie. Ma era anche un temperamento schizoide e proiettava in altre figure, in eteronimi i propri dissidi: Florestano, Eusebio, Maestro Raro. O i personaggi del Carnaval. Le allucinazioni delle Scene dal Faust, del Pellegrinaggio della rosa. Il suo tentativo di suicidio nel Reno fu dovuto probabilmente a un attacco di delirium tremens. Pazzo lo divenne in mezzo ai pazzi. Immaginate cosa potesse essere un manicomio dell’Ottocento. L’autopsia rivelò che non aveva nessuna malattia venerea, tanto meno la sifilide. Una leggenda menzognera, anche questa. E Clara non era quella donna perfetta, sensibile, ideale di cui parla la tradizione. Era severa, dura. Anche con sé stessa. Ma soprattutto con Robert e con i figli.