Tautologico forse parlare di manifesti e della loro importanza su questo giornale. Eppure è un’esigenza che non si placa, quella di “rendere noto con segni” (manifestare, dal dizionario) l’impeto di rabbia e d’indignazione delle situazioni che richiedono un appello alla collettività per un cambiamento. La ricerca di forme adeguate a questo fine trova una forma ideale nel manifesto di protesta, materiale fatto per circolare facilmente, diffondersi, contaminare e istigare gli occhi, e non solo, di chi guarda. Tale fine può essere ulteriormente perseguito unendo arte e impegno politico nei manifesti di protesta artistici. Mille sono gli esempi fin dai tempi delle avanguardie futuriste e dadaiste, ma concentrandosi sulla storia recente e specificatamente, sulla questione palestinese, qui alcuni poster che l’hanno testimoniata e che continuano a richiamare attenzione. 

The Palestian Digital Archive, archivio digitale che raccoglie collezioni e testimonianze private e pubbliche della storia palestinese,nella sezione di arte e cultura, mostra pagine supagine di manifesti di protesta contro le azioni israeliane fin dagli anni ‘60. Sono manifesti artistici creati da alcuni importanti autori come Mona al-Saudi, scultrice giordana o Abdelrahman Al Muzayen, artista palestinese e fondatore della General Union of Palestinian Plastic Artists insieme a Ismail Shammout, anche lui autore di manifesti di protesta.
Questa eredità non si è spenta, al contrario vista l’attualità si è espansa ed è stata accolta da alcuni creativi italiani, in particolare quelli fiorentini.

Si sono uniti il 22 e 23 febbraio in un’iniziativa comune: in questi giorni sarà possibile acquistare i manifesti realizzati per “Poster for Palestine” da vari creativi toscani. L’iniziativa si tiene all’Ex Frutta Ortaggi di Firenze dove i poster verranno stampati live con tecnica risograph, che conserva un’alta qualità di stampa e al tempo stesso ne riduce i tempi di realizzazione. Resteranno poi disponibili online e venduti a pacchetti di 5/10 in modo da incentivarne la diffusione; si possono regalare, appiccicare, tutto affinché non si smetta mai di parlare di Palestina. Il ricavato verrà devoluto a questa raccolta fondi per il sostegno alla popolazione per l’emergenza Gaza.