Una lettera aperta, già firmata da oltre 300 artisti, curatori, accademici, giornalisti e personalità del mondo della cultura, accende i riflettori sull’«inspiegabile interruzione del progetto sulle arti performative alla Pelanda del Mattatoio di Roma». A partire dal 2019 infatti, accanto alle attività dei festival Short Theatre, Romaeuropa e Nuova Consonanza concentrate solamente in alcune settimane estive e autunnali, aveva preso forma un centro interdisciplinare che si proponeva di vivere e far vivere gli spazi della Pelanda per l’intero anno. Una progettualità composta dal Master in Arti Performative, realizzato con l’Università Roma Tre e l’Accademia di Belle Arti di Roma; da un programma di residenze chiamato Prender-si cura – ospitati in tre anni e mezzo 45 artisti, un importante sostegno alla ricerca considerate le chiusure legate alla pandemia; dal festival estivo re-creatures e da laboratori gratuiti, mostre e installazioni.

«Oggi con preoccupazione rileviamo che questa progettualità si è bruscamente e inspiegabilmente arrestata, privando la città e la comunità artistica di un prezioso spazio dedicato alla sperimentazione e alla creazione culturale interdisciplinare» recita la lettera indirizzata al Comune di Roma, all’Azienda Speciale Palaexpo e alla cittadinanza tutta. Un appello che oltre a chiedere un confronto sul futuro della Pelanda solleva la questione di una generale mancanza di programmazione e investimento anche per altri spazi romani come il Teatro India. Sembra veramente che lo slancio che la città ha conosciuto negli ultimi anni nell’ambito delle arti performative sia ancora una volta vittima dell’incuria, dove logiche poco trasparenti vincono sulle esigenze della comunità, sull’espressione artistica, su un’elaborazione di pensiero al passo con in tempi e dal respiro internazionale.

Per aderire all’appello: letteramattatoio@gmail.com