La redazione consiglia:
Movimenti e corpi nascosti tra le onde, un percorso di gioiosa integrazioneInvecchiare. Verbo fastidioso. Verbo che non si ha voglia di associare a se stessi. Che sollievo quando lo specchio, anche se bugiardo, fa apparire una tenuta nel tempo. Rincorrere il passato a ogni costo. Il mito e la promessa di pelli levigate, di corpi ignari di cosa sia la flaccidezza, la paura della memoria che svanisce, degli acciacchi che si fanno cronici, del finire chissà dove e come. Detta così è una sfida persa. Serve un altro passo, un diverso posizionamento di partenza. Lo dicono ricerche, statistiche, politiche sociali: il mondo invecchia e la longevità deve aprirsi a prospettive creative. Concetto da cui è partito il progetto Over Dance, prodotto dalla Fondazione Nazionale della Danza/ Aterballetto – Centro Coreografico Nazionale a Reggio Emilia, anche grazie al sostegno e al partenariato scientifico della Fondazione Ravasi Garzanti di Milano che si occupa da anni di longevità non come peso per la società ma come risorsa da valorizzare. Felice Scalvini, Presidente della Fondazione, commenta: «Ci vuole del talento per invecchiare. Noi pensiamo che serva un’azione politica volta a costruire una polis intergenerazionale. E in questa linea Over Dance propone una nuova estetica, una poetica del corpo che confidiamo possa essere di impatto e di aiuto».
Lo spettacolo ha debuttato in prima mondiale a Chaillot – Théâtre National de la Danse di Parigi a metà febbraio, fino a stasera è in replica al Pavillon Noir di Aix-en-Provence, sede del Ballet Preljocaj, il 12 marzo è all’Arena del Sole di Bologna. Da novembre tappe tra Reggio Emilia, Milano, Trento, Bolzano. Due i grandi coreografi coinvolti dal direttore della FND, Gigi Cristoforetti: Rachid Ouramdane, alla testa di Chaillot, autore di Un jour nouveau, Angelin Preljocaj con Birthday Party. In totale dieci interpreti tra i 65 e gli 80 anni.Rincorrere il passato a ogni costo. Il mito e la promessa di pelli levigate, di corpi ignari di cosa sia la flaccidezza, la paura della memoria che svanisce, degli acciacchi che si fanno cronici, del finire chissà dove e come.

APRE Un jour nouveau, con Darryl E. Woods e Herma Vos. Danzatore con Alain Platel e Sidi Larbi Cherkaoui, Woods si è innamorato del teatro guardando un musical da giovane nel Sud degli Stati uniti: Little night music di Stephen Sondheim. Lo spettacolo segnò il debutto di quella canzone piena di nostalgia che è Send in the Clowns, negli anni interpretata da Frank Sinatra, Barbra Streisand, Liz Taylor anche se la versione «definitiva» è quella di Sarah Vaughan. Herma Vos è stata una grande ballerina del Lido, fotografata da artisti come Helmut Newton.

Una scena da “Birthday party”, foto di Chrisrophe Bernard

Ouramdane, nato in Francia da una famiglia algerina fuggita dalla guerra, è autore di un teatro dai temi potenti, l’immigrazione, il dramma dei rifugiati, la morte in mare di chi scappa nella speranza di una nuova vita. Le biografie dei suoi artisti, le storie delle persone, scuotono spesso dall’interno i suoi lavori, trasformandosi in racconto universale. Accade anche in Un jour nouveau. Darryl e Herma entrano in scena con energia, lei bellissima con il suo abito elegante, lui in costume da music-hall. Insieme danzano Everybody loves to Cha Cha Cha: tutto sembra perfetto, luminoso, potente nel corpo e nel pensiero. Ma il tempo si sospende. I gesti si rallentano, sono il ricordo e la messa a fuoco di cosa fu. Qualche parola sulla memoria, su ricordi che sfuggono. Il music-hall e la finzione di una storia di coppia diventa un filtro attraverso cui guardarsi dentro: come la maledetta commedia per Gena Rowlands nel film Opening Night di John Cassevetes. Darryl e Herma cantano Send in the Clowns (che è come dire: quando tutto sembra perduto, che entrino i clowns, che ci sia una soluzione!) e nella bellezza di una danza che si ritrae, il palcoscenico si riempie dell’attesa di un nuovo desiderio.
Birthday Party di Preljocaj è la composizione battagliera, a tratti commovente, ma anche aperta all’auto-ironia di una collettività tra non-danzatori, amatori e professionisti. La minuta Marie-Thérèse Priou, vietnamita, ottant’anni, mai danzato prima, ha una delicatezza che lascia il segno nel permettere al corpo di raccontare la traccia di una vita. A contrasto svetta il temperamento della cantante Elli Medeiros (negli anni Ottanta cantava A bailar Calypso) che trascina nella danza i suoi compagni al ritornello «Younger Every Day», e resta impressa l’espressività della danzatrice Sabina Cesaroni, in duetto con l’audio della famosa intervista a Simone de Beauvoir sull’invecchiamento: «evoluzione degli organi che porta a rallentamento, diminuzione e infine sparizione delle principali funzioni biologiche».

MA GLI OTTO di Birthday Party non ci stanno: i corpi rispondono alla provocazione, dando voce a ciò che interiormente li muove e li rivela. Preljocaj crea duetti d’amore, disegna la solitudine della sessualità accompagnandola da brevissimi estratti dal Prelude à l’après-midi d’un faune di Debussy, dà nuovo smalto ad antiche sapienze come il katakhali con Mario Barzaghi, ma anche fa emergere la bellezza nell’aderire a una forma, così come si è.
Eccoli, in apertura, gli otto protagonisti (oltre ai già citati, Patricia Dedieu, Roberto Maria Macchi, Thierry Parmentier e Bruce Taylor) indossare abiti che tra di loro hanno battezzato «i costumi della personalità», una sorta di riconoscimento sul carattere attraverso personaggi di fantasia. Gorgiere bianche, gonne nere, camicie di piume, completi in paillettes, tute imbottite: avanzano «gli anziani»” verso di noi, con più di una freccia al loro arco. Un quadro chiuso da un bel colpo di scena in cui Preljocaj alterna coreografia e vita.
Molti gli applausi parigini per Over Dance: un progetto che attraverso la danza partecipa attivamente alla riflessione su un’esperienza sociale che ci riguarda tutti.