Dopo 4 mesi di guerra con un numero indeterminato di morti, feriti, migliaia di sfollati interni e almeno 60 mila rifugiati in Sudan, la battaglia nel Tigray arriva ai piani alti delle Nazioni unite. Michelle Bachelet, responsabile dell’Alto Commissario Onu per i diritti umani, ieri ha parlato della necessità di indagare su episodi di uccisioni e violenze sessuali che potrebbero costituire crimini di guerra.

«Alle vittime e ai sopravvissuti non deve essere negato il diritto alla verità e alla giustizia. Gravi violazioni del diritto internazionale, forse equivalenti a crimini di guerra e crimini contro l’umanità, potrebbero essere state commesse da più attori nel conflitto» ha dichiarato Bachelet riferendosi sia all’esercito etiope che al Tplf, sia all’esercito dell’Eritrea e alle milizie della vicina regione Amhara. Il governo eritreo ha fin ora negato qualsiasi coinvolgimento, mentre l’amministrazione etiope ha dichiarato che avvierà un’indagine e i responsabili verranno assicurati alla giustizia.

Oltre ai casi di stupro, gli episodi più significativi si riferiscono ai bombardamenti indiscriminati che si sarebbero verificati a novembre a Mekelle, Humera e Adigrat e agli episodi in cui sono state segnalate uccisioni di massa ad Axum, Mai-Kadra e Dengelat.

La chiusura del Tigray agli operatori internazionali e ai media ha ostacolato la possibilità di informazioni indipendenti, per questo dalle Nazioni unite sottolineano l’urgente necessità di una valutazione obiettiva e indipendente dei fatti. Senza indagini rapide, imparziali e trasparenti c’è il timore che le violazioni continuino.

Bachelet ha concluso esortando il governo dell’Etiopia a concedere alle Nazioni unite e ad altri osservatori indipendenti l’accesso alla regione del Tigray «al fine di stabilire i fatti e contribuire all’individuazione delle responsabilità, indipendentemente dall’affiliazione dei responsabili».

Il governo etiope aveva spiegato in una nota del 3 marzo che sia la polizia federale che la Procura stanno conducendo indagini sui fatti relativi alle violenze commesse a Humera e Mai-Kadra e hanno già individuato 200 sospetti. Inoltre, «la Commissione etiope per i diritti umani sta conducendo indagini proprie e ha manifestato la disponibilità a collaborare con le pertinenti agenzie delle Nazioni unite».