«La decisione di oggi di garantire ai presidenti immunità penale riscrive l’istituzione della Presidenza. Si fa beffe del principio, fondativo della nostra Costituzione e del nostro sistema di governo, per il quale nessuno è al di sopra della legge». Le parole della giudice liberal Sonia Sotomayor, nel suo dissenso in Trump v. United States, risuonano ancora più infuocate, drammatiche e piene di paura di quelle che la stessa Sotomayor aveva impiegato per criticare l’opinione di maggioranza di Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization, la sentenza della Corte suprema che nel 2022 ha messo fine al diritto federale all’aborto.

Accompagnata solo dalle due colleghe liberal della Corte, Elena Kagan e Ketanji Brown Jackson, la giudice si scaglia con tutta la sua forza contro la decisione dei colleghi reazionari. Che, scrive, «argomento dopo argomento» «si inventano l’immunità con la forza bruta».

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Le conseguenze, aggiunge, vanno molto oltre «il destino di questo singolo caso», ossia quello del tentato golpe di Donald Trump. «La Corte crea di fatto intorno al presidente un’area in cui la legge è assente, ribaltando lo status quo in vigore sin dai tempi dei padri fondatori. Questa nuova immunità per gli atti ufficiali ora è come un’arma carica in mano a qualunque presidente desideri mettere i propri interessi, la propria sopravvivenza politica, o il proprio tornaconto economico al di sopra degli interessi della nazione». Sotomayor dettaglia a cosa gli Stati uniti vanno incontro con questa concezione della «persona più potente del Paese, se non del mondo intero»: «Se ordinasse al Navy’s Seal Team 6 (la squadra che ha ucciso bin Laden, ndr) di assassinare un rivale politico? Immune. Se organizzasse un colpo di stato militare per restare al potere? Immune». «Si lasci che il presidente violi la legge, che approfitti del suo ruolo per interessi personali, che usi il suo potere per scopi malvagi». «Anche se questi scenari da incubo non dovessero mai realizzarsi, il danno è fatto. Il rapporto fra il presidente e il popolo che serve è cambiato irrevocabilmente».

«Timorosa per la nostra democrazia, dissento».