«LA sordità alle richieste di cessate il fuoco e ai colloqui di pace prolungano gli spargimenti di sangue e le devastazioni». Lo ha detto Yurii Sheliazenko in collegamento dall’Ucraina intervenendo al Convegno “50 anni di obiezione per la pace” che si è tenuto ieri a Roma.

«Nel freddo e nel buio di Kyiv, le fondamenta dei diritti umani sono crollate. Gli ideali di fratellanza e sorellanza universale sono stati minati dalla megalomania di potenza imperiale e dalle tentazioni del nazionalismo».

A DIALOGARE con lui sul palco c’erano Alexander Belik – intervistato ieri da il manifesto -, coordinatore del Movimento degli Obiettori di coscienza russi, esule in Estonia, e Daniele Lugli, cofondatore con Aldo Capitini e Pietro Pinna del Movimento Nonviolento. Una triangolazione che ha visto protagoniste tre generazioni di obiettori in Italia, Ucraina, Russia.

Negli ultimi cinquant’anni sono stati più di un milione e duecentomila i giovani italiani che hanno scelto il servizio civile nel solco dell’obiezione di coscienza; la legge in vigore, dopo l’equiparazione tra servizio militare e civile, li considera «difensori della patria» in base all’articolo 52 della Costituzione. Una conquista a cui i pacifisti ucraini e russi guardano con ammirazione.

In Russia in questo momento gli obiettori rischiano di finire nei campi di detenzione in condizioni disumane; Alexander Belik racconta che «circa 20.000 persone sono state arrestate per attivismo contro la guerra e chissà quante persone restano in silenzio, nascoste, per paura di essere perseguitate».

In Ucraina chi rifiuta il servizio militare e non va a combattere è considerato un traditore della patria, e viene perseguitato con condanne che possono arrivare dai 3 ai 15 anni. Quello di Vitaliy Alekseinko, obiettore evangelico, condannato ad un anno perché «reo confesso», non è il primo caso di obiezione di coscienza in Ucraina, ma è la prima volta che si sono accesi i riflettori dei media europei, anche grazie alla presenza in Aula di un osservatore internazionale dei diritti umani.

L’AVVOCATO Nicola Canestrini al termine della sua missione a Ivano-Frankivsk ha detto: «Pensavo che il ripudio della guerra fosse patrimonio europeo comune, ma mi rendo conto che purtroppo non è così, anzi, la retorica bellicista impera. Nel cuore della nostra Europa c’è la guerra, e l’Europa, faro dei diritti, nata dalle macerie perché non ci sia mai più guerra, non mi sembra affatto convinta nell’affermare che la violenza non può essere strumento per la risoluzione dei conflitti internazionali».

Da notare che Nicola Canestrini è figlio di Sandro Canestrini, l’avvocato storico degli obiettori di coscienza italiani, partigiano antifascista che poi aderì personalmente alla nonviolenza e divenne presidente onorario del Movimento Nonviolento. Oggi Canestrini dice che le idee di giustizia sono seppellite «non solo da ideologie, ma dalla voglia di profitto», riferendosi ai fatturati delle industrie belliche.

La Campagna di “Obiezione alla guerra”, lanciata dal Movimento Nonviolento all’indomani dell’invasione russa, ha raccolto migliaia di firme, consegnate ieri alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sul testo: «Sono concretamente solidale con gli obiettori di coscienza, renitenti alla leva, disertori russi e ucraini; chiedo che vengano lasciati espatriare, riconoscendo loro lo status internazionale di rifugiati».

MA LA PETIZIONE chiede anche ai giovani del nostro paese di assumersi una responsabilità personale, dichiarandosi preventivamente obiettori verso possibili future avventure militari italiane: «Considerando che la leva obbligatoria nel nostro Paese – prosegue la petizione – è solo sospesa e che tale sospensione resta a discrezione del potere esecutivo di governo, dichiaro fin da questo momento la mia obiezione di coscienza. Non sono disponibile in alcun modo a nessuna chiamata alle armi».

È una risposta diretta alla provocazione della mini-naja di 40 giorni avanzata dal Presidente del Senato, che ha promesso punteggi aggiuntivi nei concorsi pubblici ed esenzione di esami universitari come incentivi per chi scegliesse il servizio militare anziché quello civile.

Gli obiettori di coscienza sono una luce di speranza nell’oceano delle tenebre che ci circonda.

* Presidente del Movimento Nonviolento, Esecutivo Rete italiana Pace e Disarmo