«We must end the era of fossil fuels» è il messaggio che compeggia sul sito di Fridays for Future in occasione dello sciopero globale di domani, 15 settembre 2023. Un messaggio chiaro: «Dobbiamo porre fine all’era dei combustibili fossili». È indirizzato senza dubbio a una classe politica globale che si mostra incapace di un’azione radicale.

Nel rapporto United in Science, diffuso il 14 settembre dall’Organizzazione meteorologica mondiale, si evidenzia come le «emissioni da combustibili fossili nel 2022 sono cresciute nell’1% a livello globale rispetto al 2021, mentre stime preliminari relative al periodo gennaio-giugno 2023 mostrano un ulteriore aumento dello 0,3%». Sottotitolo: non stiamo in alcun modo uscendo dall’era dei combustibili fossili, e non lo faremo finché le istituzioni non impediranno al sistema finanziario globale di finanziare nuovi progetti.

Nei sette anni che ci separano dall’adozione dell’Accordo di Parigi, le 60 maggiori banche private del mondo hanno investito ben 5.500 miliardi di dollari in combustibili fossili. Solo nel 2022, il flusso della finanza fossile è arrivato a 673 miliardi di dollari. Sono dati del rapporto Banking on Climate Chaos 2023, curato ogni anno da circa 100 ong tra cui l’italiana Re:Common, che promuove in Italia la campagna Stop alla finanza fossile. Chiede a Intesa Sanpaolo e Assicurazioni Generali di cessare immediatamente di sostenere in ogni forma progetti e società carbonifere. A Intesa Sanpaolo, UniCredit e Assicurazioni Generali di adottare una policy sul clima che escluda anche i finanziamenti al comparto del petrolio e del gas.

A descrivere la dipendenza europea dai combustibili fossili sono le statistiche di Eurostat, che misurano in che misura la disponibilità di energia è soddisfatta bruciando carbone, petrolio e gas sono, evidenziando il rapporto tra i combustibili fossili e l’energia disponibile lorda (la domanda totale di energia di un Paese o di una regione).

«Nel 2021, i combustibili fossili hanno rappresentato il 70% dell’energia disponibile lorda nell’UE, rimanendo allo stesso livello del 2020. Dal 1990, il primo anno per cui sono disponibili i dati, è scesa di 13 punti percentuali», un dato che non è in linea con l’esigenza di ridurre le emissioni del 45% entro il 2030, se vogliamo raggiungere l’obiettivo di un aumento delle temperature medie globali limitato a 1,5 gradi centigradi.

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L’Italia, tra l’altro, è uno di quei Paesi in cui la media della dipendenza dai combustibili fossili è superiore a quelle europea, sfiorando l’80 per cento.

Un settore molto importante per valutare l’intensità dell’impegno nella riduzione dello sfruttamento dei combusibili fossili è quello delle generazione elettrica. Il 2022 è stato un anno particolare, in cui si è visto un aumento dello sfruttamento del carbone, il più sporco tra i fossil fuel, anche in seguito all’invasione russa in Ucraina. I primi otto mesi dell’anno sono stati caratterizzati così da un forte incremento, che secondo i dati del think tank Ember hanno portato a un aumento complessivo del  settore elettrico del 3,9% (+26 MtCO2) rispetto al 2021. «Il maggiore aumento assoluto delle emissioni è stato registrato dalla Germania, che ha prodotto 230 MtC02 (+6,1%). Altri aumenti sono stati registrati in Spagna (+19%), Italia (+9,3%) e Bulgaria (+23%)» evidenzia un report.

Ci sono poi settori economici che non conoscono un freno, come il trasporto marittimo, le cui emissioni in Europa sono cresciute del 3% nel 2022, avvicinandosi ai livelli pre-pandemici. Anche quando l’economia globale non è molto brillante, il trasporto marittimo europeo continua a emettere oltre 130 milioni di tonnellate di CO2.

Il paradosso, evidenziato da un’analisi di Transport&Environment, è che «la principale tendenza del trasporto marittimo nel 2022 è stata l’aumento del volume delle spedizioni di gas naturale liquefatto (GNL), cresciuto del 58% lo scorso anno». L’inasprimento delle sanzioni europee sul petrolio russo, con la conseguente spinta alle importazioni di GNL da parte dell’Europa – con l’Italia in prima fila con i due nuovi impianti di Piombino e Ravenna, autorizzato per decreto in contesto di emergenza – ha determinato un massiccio aumento delle emissioni via mare. Le navi che portano il combustibile fossile bruciano combustibile fossile: è un brutto circolo vizioso di cui fa le spese il Pianeta e chi lo abita. Noi.