«Vaccinare, vaccinare, vaccinare». L’ultimo ordine di Angela Merkel viene diramato venerdì dalla cancelleria federale, cinque minuti dopo il via libera al nuovo piano sanitario riscritto con i governatori dei Land all’indomani dello “stop and go” ad Astrazeneca.

Esattamente come l’Italia, anche la Germania punta a produrre in proprio il vaccino russo Sputnik V, nonostante a Berlino nessuno immagini l’asse politico con Roma ma piuttosto il ponte permanente con Mosca, costruito in parallelo al raddoppio del gasdotto Nordstream.

In realtà la Repubblica federale abbraccia l’unica strategia possibile per centrare l’obiettivo dichiarato dalla cancelliera: vaccinare tutti i tedeschi, almeno con la prima dose, entro la fine dell’estate. Per questo il nuovo piano del governo prevede la consegna di 15,4 milioni di dosi supplementari già ad aprile e, soprattutto, da dopo Pasqua l’arruolamento dei medici di famiglia per inoculare il farmaco alle categorie vulnerabili. Una mossa inedita: finora solo il personale dei centri-vaccinazione era autorizzato alla somministrazione.

A sentire la cancelliera verranno inoltre consegnate dosi-extra ai Land al confine con Francia e Repubblica Ceca ancora impestati da focolai inestinguibili, mentre il “caso Astrazeneca” è stato risolto così: da oggi la distribuzione del farmaco sarà accompagnato dall’«avvertimento» per le donne sotto i 55 anni sul rischio trombosi firmato dall’autorità sanitaria federale.

I problemi sulla gestione del lockdown, invece, sono tutt’altro che risolti. Ieri a Kassel circa 20.000 no-mask del movimento “Pensiero laterale” connesso con l’ultra-destra hanno manifestato contro il governo, dopo che il tribunale distrettuale aveva autorizzato la protesta. Risultato: assembramento senza regole con lanci di bottiglie contro gli agenti, slogan contro i giornalisti, e scontri con i contro-manifestanti. Per impedire l’esondazione dal percorso stabilito la polizia ha utilizzato i cannoni ad acqua «dato che le forze dell’ordine erano schierate in numero insufficiente» come ha denunciato il deputato Spd, Timon Gremmels.

Così, ancora una volta, è andato in scena un «evento superspreader», come da definizione dell’ultimo studio dell’Istituto economico Zew di Mannheim e dell’Università Humboldt di Berlino che ha provato la moltiplicazione del contagio dopo le proteste dei no-mask dello scorso novembre.

Anche da qui viene l’urgenza per il cambio di passo deciso l’altro ieri da Merkel. «Vogliamo vaccinare molto più velocemente. La nostra proverbiale accuratezza, d’ora in poi, dovrà essere accompagnata da una maggiore flessibilità» ha sottolineato la cancelliera in conferenza stampa dopo il summit con i governatori. Confermando ufficialmente che la Germania «potrebbe ordinare lo Sputnik V, nonostante l’approvazione dell’Ema sia ancora pendente, se non lo facesse l’Unione europea».

Comunque, l’eventuale stretta sulle regole attuali rimane un’ipotesi più che concreta: «Non dovremmo esitare a ritornare al lockdown-duro se sarà necessario – avverte Merkel – Avevo sperato che ce la saremmo potuti cavare senza ricorrere a questo freno di emergenza ma osservando la curva del contagio negli ultimi giorni pare che sarà impossibile». Cifre inequivocabili riportate nel bollettino sanitario pubblicato ogni giorno dal Robert Koch Institut: ieri registrava 16.579 nuovi casi di coronavirus rispetto a venerdì con 195 morti e l’indice di diffusione degli ultimi 7 giorni schizzato a quota 103.6.

In queste condizioni il piano per la graduale riapertura non solo degli esercizi commerciali appare come una scommessa politica quanto meno azzardata. «La terza ondata è cominciata – inutile menare il can per l’aia – e dobbiamo interromperla immediatamente» tiene a precisare il primo ministro della Sassonia, Michael Kretschmer (Cdu). Ma è contrario ad allentare il giro di vite anche il premier bavarese Markus Söder, leader della Csu, secondo cui «ulteriori aperture non hanno senso perché le infezioni non smettono di crescere. Al contrario, bisogna tirare subito il freno di emergenza». Sempre dal partito della cancelliera giunge anche il chiaro monito del governatore del Saarland, Tobias Hans: «Le attuali restrizioni per ora non possono essere abolite».