Alla vigilia dell’incontro a palazzo Chigi che alle 9,30 metterà di fronte governo e sindacati, Cgil e Uil ieri in Sardegna hanno tenuto la loro quarta delle cinque giornate di mobilitazione. Lo sciopero generale regionale con corteo e manifestazione a Cagliari. Da viale Trento a piazza del Carmine oltre 5 mila sardi hanno fatto sentire la loro voce contro il governo nazionale e regionale.

Nel passaggio davanti all’Arst – l’azienda regionale di trasporti – la solidarietà con chi è stato precettato dal ministro Salvini – «Noi il 17 abbiamo scioperato tutti», dice un autista che applaude il corteo – e continua a esserlo con il diritto di sciopero che viene messo ancora in pericolo: «Abbiamo impugnato quella precettazione perché non era mai accaduto nella storia repubblicana», ricorda Maurizio Landini scagliandosi contro Salvini.

IL SERPENTONE ROSSO E AZZURRO impiega un’ora a fare le poche centinaia di metri perché la presenza è massiccia e la parte di piazza che dà le spalle alla statua della madonna fatica a contenere tutti. L’intervento iniziale del segretario confederale organizzativo della Uil Emanuele Ronzoni – «Eccoci, Salvini, questa piazza forte è la risposta ai tuoi attacchi al diritto di sciopero, aprite le orecchie a chi rappresenta veramente le persone non i sindacati che chiamate ai tavoli e rappresentano solo loro stessi» – è stato seguito da uno spaccato di operai, lavoratrici e giovani della disastrata terra sarda di una legislatura a guida Solinas: «Quattro anni sprecati in cui la sanità è stata ridotta al collasso con l’assessore che per spiegare il taglio delle terapie intensive pediatriche dice: “Ci costa meno mandarli in continente” e non si vergogna», denuncia il segretario Cgil della Sardegna Fausto Durante.

NON È UN CASO CHE IN PIAZZA ci siano la candidata del centrosinistra per le Regionali di marzo, l’ex viceministra M5s Alessandra Todde e il segretario del Pd regionale Piero Comandini – autore dell’accordo e del riavvicinamento con Massimo Zedda che taglierebbe fuori Renato Soru, anch’esso in piazza, sebbene defilato.

NEL COMIZIO FINALE Maurizio Landini ha tirato le fila dei ragionamenti e dettato la linea per oggi e i prossimi mesi. «Il governo ci voleva convocare venerdì – ha spiegato il segretario generale della Cgil – ma noi eravamo al Nord per lo sciopero e, a differenza loro, non possiamo bloccare o spostare treni o aerei. Così abbiamo chiesto di spostare e per fortuna ci hanno ascoltato. Non sappiamo cosa ci diranno, li ascolteremo come abbiamo sempre fatto. Ma sappiano che le cose non finiscono con la legge di Bilancio, perché il governo sta facendo tante altre cose sbagliate: la riforma costituzionale, la riforma del fisco, la mancanza di politica industriale. Quindi sappiano che noi comunque andremo avanti con la nostra lotta finché non otterremo risultati».

Maurizio Landini
Ci propongono aumenti salariali nel pubblico del 5% quando nella legge di Bilancio c’è scritto che l’inflazione negli ultimi due anni è stata del 16,9%: non firmeremo queste proposte di rinnovo neanche sotto tortura.

DOPO AVER DEFINITO «vergognoso l’attacco del ministro Crosetto alla magistratura invece di ringraziare chi ogni giorno combatte la malavita», Landini ha attacco frontalmente governo e maggioranza su molti altri capitoli. «La Lega ha presentato un disegno di legge che vuole collegare il salario all’inflazione, ma non è la scala mobile ma il ritorno alle gabbie salariali perché parla di legarlo al costo della vita variabile da zona a zona: vogliono tornare alle cose che i nostri padri hanno cancellato scioperando. Ci propongono aumenti salariali nel pubblico del 5% quando nella legge di Bilancio c’è scritto che l’inflazione negli ultimi due anni è stata del 16,9%: non firmeremo queste proposte di rinnovo neanche sotto tortura – promette – i salari vanno aumentati realmente. Nel 2050 saremo 5 milioni di lavoratori in meno: serve creare lavoro e accogliere immigrati sennò pagare le pensioni sarà impossibile, ma loro vogliono chiudere i porti».

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Poi la chiusura molto innovativa, figlia della presenza in piazza di sabato. «La manifestazione di Roma è stata stupenda e mi ha portato a una riflessione: i femminicidi sono un problema dei maschi, serve una cultura diversa, un cambiamento vero che necessita fatica e che mette in continuità le nostre piazze con quelle di sabato: se il 40% dei femminicidi è commesso da giovani, significa che siamo di fronte un incattivimento sociale che è anche figlio della precarietà. E allora noi dobbiamo portare avanti assieme alle donne una battaglia per la libertà delle persone ad avere un futuro dignitoso con lavori che non rendano ricattabili e evitino la guerra fra poveri: serve un cambiamento culturale per costruire un nuovo modello sociale che metta al centro le persone e l’ambiente», conclude Landini fra gli applausi.

Maurizio Landini
La manifestazione di Roma è stata stupenda e mi ha portato a una riflessione: i femminicidi sono un problema dei maschi, serve una cultura diversa, un cambiamento vero che necessita fatica e che mette in continuità le nostre piazze con quelle di sabato: se il 40% dei femminicidi è commesso da giovani, significa che siamo di fronte un incattivimento sociale che è anche figlio della precarietà: serve un cambiamento culturale per costruire un nuovo modello sociale che metta al centro le persone e l’ambiente

NEMMENO LA CISL sa bene cosa aspettarsi dalla convocazione di oggi del governo. La voce sul ripristino dei coefficienti della parte retributiva delle sole pensioni dei medici che Meloni dovrebbe annunciare per ottenere l’applauso di Sbarra e rompere ulteriormente l’unità sindacale non convince: «E tutti gli altri dipendenti pubblici a cui il taglio rimane? Sarebbe un provvedimento palesemente incostituzionale», fanno notare.