In un recente articolo su Altreconomia, Luca Rondi ha esposto l’accordo siglato tra il Politecnico di Torino, il Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio (DIST), Ithaca Srl e Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. L’accordo prevede la produzione di mappe da parte di una Università pubblica (il Politecnico e il DIST) per “attività utili all’Agenzia”. 

Pochi giorni dopo l’uscita dell’articolo, Michele Lancione (ordinario di Geografia Politico-Economia al DIST), sempre su Altreconomia ha rotto il silenzio interno al Politecnico e si è dissociato dall’accordo. Alla base del suo dissenso c’è l’assoluta incompatibilità tra la vocazione critica, etica e pubblica del servizio che chi lavora in accademia e i dipartimenti universitari dovrebbero offrire alla società e l’operato di Frontex. L’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, controllando le frontiere ‘esterne’ dell’Unione e garantendo l’esecuzione di accordi scellerati – come quelli tra l’UE e la Libia, o la Turchia di Erdogan – è parte attiva delle pratiche che mettono in pericolo la vita delle persone che cercano di entrare nello spazio europeo. Attraverso il suo operato quotidiano, Frontex fomenta  un odio apertamente xenofobico nei confronti di chi, migrando, cerca semplicemente di realizzare il suo progetto di vita.

É infatti noto ormai – forse non al Politecnico di Torino? – che Frontex è stata accusata a più riprese -da Ong, attivisti e agenzie internazionali- di essere direttamente coinvolta nei violenti respingimenti di migranti alle frontiere europee. Il più noto è il caso greco, ora discusso presso la Corte europea di giustizia, dove non solo si ha la certezza dell’illegalità dei respingimenti forzati operati dell’Agenzia, ma anche del ruolo della stessa nel distruggere documenti che evidenziano l’uso illegale della forza per respingere i rifugiati verso la Turchia. Questo episodio è solo la punta dell’iceberg di una strategia operata dall’UE attraverso Frontex, che mira a gestire i confini europei e si fonda su principi espulsivi, razzializzanti e letali per coloro che si spostano cercando protezione o semplicemente condizioni di vita migliori nel continente.

Chi firma questa lettera pubblica chiede al Politecnico di Torino di rescindere l’accordo con Frontex, ma non solo. La nostra è una presa di posizione collettiva per affermare che Frontex, e tutte le agenzie pubbliche e private che operano secondo gli stessi principi, devono rimanere fuori dalle nostre Università. Stringendo accordi con soggetti come Frontex, si aiuta l’apparato violento e espulsivo dell’Unione europea a legittimarsi, ad ammantarsi di oggettività scientifica, a ridurre il fenomeno migratorio a una questione tecnica, ossia al passaggio di carte tra le mani di burocrati ed esperti. Sappiamo però, perfettamente, che l’utilizzo dei dati non è mai neutrale, a maggior ragione quando si parla di cartografia, una scienza che da secoli è al servizio degli interessi coloniali. A chi vive in Europa l’esperienza del colonialismo dovrebbe aver insegnato qualcosa. Eppure, la “lezione” sembra non esser stata recepita. Si è tuttavia fatto e si continua a fare tanto lavoro per decostruire criticamente questa pericolosa eredità, che ancora aleggia nelle nostre università: non possiamo permettere che si torni indietro, trincerandosi dietro un rapporto di committenza. Le università sono pubbliche istituzioni, non prestatrici d’opera al miglior offerente. Sentiamo il bisogno di ribadirlo affinché quello che è successo a Torino non si ripeta, tantomeno passando sotto silenzio.  

Questo messaggio che pubblichiamo sul Manifesto è un atto di immediata solidarietà, ma anche una dichiarazione di intenti. Si tratta dell’inizio di una mobilitazione più ampia sul tema, che ci impegniamo di sviluppare nei mesi che seguiranno, attraverso la quale coinvolgere sia tant* altr* accademici che in Italia la pensano come noi, sia movimenti e organizzazioni che già si battono contro Frontex. Intendiamo quindi vigilare collettivamente, all’interno dei nostri dipartimenti e delle nostre Università, per fermare, oggi e sempre, qualsiasi prestazione di servizio verso Frontex. Chiediamo alle studentesse e agli student* con cui condividiamo la vita universitaria di essere vigili, insieme a noi. In Europa e in Italia, oggi, il pensiero critico richiede un posizionamento chiaro: non a fianco di Frontex, non in nostro nome.

Per prendere posizione e sostenere l’iniziativa per lasciare Frontex fuori dalle nostre università, potete firmare l’appello del coordinamento Lasciateci Entrare, a questa pagina: https://www.lasciatecientrare.it/non-a-fianco-di-frontex/

Michele Lancione, Politecnico di Torino

Enrico Gargiulo, Università di Bologna

Margherita Grazioli, GSSI

Elena Giacomelli, Università di Bologna e rete Italiana Abolish Frontex

Sandro Mezzadra, Università di Bologna

Gennaro Avallone, Università di Salerno

Valentina Pazé, Università di Torino

Claudia Mantovan, Università di Padova

Vincenzo Carbone, Roma Tre

Giuseppe Campesi, Università degli Studi di Bari

Magda Bolzoni, Università di Torino

Barbara Sorgoni, Università di Torino

Giulia Fabini, Università di Bologna

Stefania Spada, Università di Bologna

Valeria Verdolini, Università degli Studi di Milano-Bicocca

Maurizio Ricciardi, Università di Bologna

Enrica Rigo, Roma Tre

Carlo Caprioglio, Roma Tre

Nicholas Dines, Università di Venezia

Valeria Ferraris, Università di Torino