Sparare a salve contro Tavares mentre in realtà si accontentano le richieste di Stellantis.

La giornata di ieri verrà ricordata per una surreale coincidenza. Mentre il ministro Adolfo Urso stava tenendo il mitico «tavolo automotive» per illustrare gli incentivi del 2024 a imprese e sindacati facendo felici i dirigenti di quarta fila di Stellantis presenti, il sito Bloomberg metteva on-line (ore 11 e 40) un’intervista a Carlos Tavares – fatta mercoledì – in cui l’amministratore delegato del gruppo rispondeva (anche) alle parole di Giorgia Meloni in parlamento sulla «proprietà francese che va contro gli interessi italiani» e sullo spostamento di modelli «spacciati per italiani ma prodotti in altri paesi, perfino in Marocco».

TAVARES AVEVA GIÀ RISPOSTO nei giorni scorsi da Atessa – fabbrica principale del veicoli aziendali – parlando di «critiche scorrette nei confronti dei dipendenti», gli unici con cui il manager parla, a differenza del governo che non ha mai incontrato. Ieri ha semplicemente ribadito il concetto, allargandolo alla transizione verso l’elettrico. Forte degli altissimi incentivi che Stellantis ha spuntato da tutti i paesi europei (e non) per produrre auto di questo tipo e favorirne l’acquisto da parte dei consumatori, Tavares ha parlato chiaramente: «Si tratta di un capro espiatorio nel tentativo di evitare di assumersi la responsabilità per il fatto che se non si danno sussidi per l’acquisto di veicoli elettrici, si mettono a rischio gli impianti in l’Italia»

IL CORTO CIRCUITO MEDIATICO si è concentrato sul tema della presenza del governo francese nel capitale di Stellantis – come con Psa è rimasta al 6,1% che consente però di avere un consigliere di amministrazione. La storica richiesta della Fiom, fin dai tempi di Fiat e Fca, sembrerebbe diventata addirittura un desiderata di Urso: «Se Tavares ritiene che l’Italia debba fare come la Francia, che ha aumentato la sua partecipazione attiva in Stellantis, ce lo chiedano».

Peccato che mai Meloni, Urso, Fratelli d’Italia, la destra tutta, non lo abbiano mai proposto fino ad oggi. Le richieste che ieri sono arrivate dalla segretaria del Pd Elly Schlein e dal presidente del M5s Giuseppe Conte al governo di entrare nel capitale saranno lasciate cadere, anche per l’impossibilità dell’operazione finanziaria e la contrarietà francese.

La realtà infatti è molto diversa. Il ministro che ha imposto di chiamare il suo dicastero «imprese e made in Italy» ha corteggiato Stellantis per mesi, millantando un «piano di lavoro» in cui legare soldi pubblici in cambio di produzione di modelli, non si è mai concretizzato. Ma ieri Urso ha accontentato Tavares aprendo i cordoni della borsa senza avere in cambio più che qualche contentino su nuovi modelli per Cassino e Melfi.

SONO 950 MILIONI I FONDI messi in campo per il 2024 – che riducono gli iniziali 8,5 miliardi stanziati dal governo Draghi fino al 2030 a soli 5,4 miliardi restanti – per sostenibilità ecologica, sociale e produttiva del settore auto. «Il primo obiettivo – ha spiegato Urso – è stimolare la rottamazione delle auto altamente inquinanti euro 0, 1 2 e 3, che sono ancora il 25% del nostro parco circolante; il secondo obiettivo è aiutare le famiglie con redditi bassi con incentivi più alti per i nuclei con Isee fino a 30mila euro. Infine, di incentivare la produzione nel nostro paese che negli ultimi anni si è drasticamente ridotta, malgrado gli incentivi che sono andati prevalentemente, sino all’80% per cento, a vetture prodotte in stabilimenti esteri, anche della stessa Stellantis».
Urso ha parlato genericamente di «aumento della produzione», rottamando già il promesso «milione di auto l’anno» da produrre in Italia (nel 2023 sono state 751 mila tra auto e furgoni). Unica minaccia (spuntata) a Stellantis è quella di «ridurre gli incentivi negli anni prossimi» se non ci saranno aumenti nei numeri, promettendo nel caso di incentivare direttamente l’indotto e una seconda casa automobilistica in Italia».

UN’ALTRA CITAZIONE dell’intervista a Tavares ha messo in allarme i sindacati. L’ad di Stellantis ha «citato le fabbriche di Mirafiori» e «Pomigliano» come «le più a rischio rispetto agli incentivi sull’elettrico».

«Se confermate, sono dichiarazioni gravissime – attacca il segretario della Fiom Michele De Palma -. Oggi il governo ha annunciato un pacchetto di incentivi per un miliardo di euro di risorse pubbliche. La Fiom invece ritiene che il tassello degli incentivi dovesse essere a completamento di un confronto sulle garanzie sugli stabilimenti. Il governo ha deciso di assecondare la richiesta di Stellantis ma non si possono dare soldi pubblici senza garanzie. Chiediamo alla presidente del Consiglio un incontro urgente con l’ad e i sindacati con l’obiettivo di garantire la produzione e l’occupazione nel nostro paese».

«Le parole di Tavares confermano le preoccupazioni sollevate da noi oggi al tavolo. Gli eco bonus auto non bastano, serve sostenere gli investimenti nei siti. Meloni convochi Tavares e i sindacati», gli fa eco il leader Fim Cisl Roberto Benaglia.

Per la Uilm «le priorità sono un secondo modello a Mirafiori e la conferma dell’occupazione a Termoli dove l’azienda prenderà centinaia di milioni per la Gigafactory ma parla ancora di tagli», attacca Gianluca Ficco.