Alle 20, come tradizione, all’apertura del telegiornale della sera, il presidente della Repubblica portoghese, Marcelo Rebelo de Sousa, ha annunciato che, subito dopo l’approvazione della legge di bilancio, il 10 marzo, saranno indette elezioni legislative. Una decisione attesa, dopo le dimissioni del primo ministro António Costa in seguito alle inchieste per presunti illeciti in progetti legati alle miniere di litio e all’idrogeno verde, e in sintonia con una certa consuetudine costituzionale nei momenti di grande perturbazione del sistema politico, come nei casi di corruzione, vedi quello in corso, o come fu nel 2011 quando esplose la crisi dei debiti sovrani.

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LA NOTIZIA DI APERTURA dei giornali di ieri era relativa ai 75 mila euro in contanti trovati dagli agenti della Policia de Segurança Publica (Psp) nell’ufficio del capo di gabinetto di António Costa, Vìtor Escária, uno degli arrestati nell’operazione Influencer. È questo il contesto dentro il quale si è svolta una giornata tesa e tutta concentrata sulle decisioni del capo dello stato. Dopo le consultazioni con i partiti di mercoledì, due i punti sui quali si era fatto chiarezza. Primo che in caso di elezioni l’Orçamento do Estado (la legge di bilancio) dovesse essere comunque approvato dal vecchio parlamento. Secondo che l’unica soluzione possibile, peraltro condivisa dai due terzi dei portoghesi e con l’eccezione timida dei socialisti, fosse quella di andare a nuove elezioni.

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Restava quindi da aspettare il verdetto finale, scontato certo, ma rispetto al quale qualche dubbio era comunque emerso. Ieri alle 15, a Belém, la residenza del presidente della Repubblica poco distante da Lisbona, si è infine riunito il consiglio di stato, organo consultivo cui compete di esprimersi con un parere non vincolante sullo scioglimento del parlamento di cui fanno parte 18 membri. Tra questi, il primo ministro, António Costa, il presidente del tribunale costituzionale, il presidente del parlamento e i presidenti della repubblica emeriti. Ci sono poi i 5 membri nominati dall’attuale presidente della repubblica e cinque eletti dal parlamento. Non tutti i partiti politici sono rappresentanti, in particolare sono assenti il Bloco de Esquerda e il Partido Comunista Português. Il Partido Social Democrata (Psd) di centro destra ha 8 rappresentanti e i socialisti 4, infine un iscritto al Cds/Pp, altro partito di destra, che è stato però recentemente cannibalizzato dai populisti di Chega.

NEL DISCORSO SERALE Rebelo de Sousa ha tenuto a sottolineare come il consiglio di Stato non abbia in realtà dato parere favorevole allo scioglimento del parlamento. È stata una decisione personale del presidente.

I MESI CHE SI APRONO saranno sicuramente molto intensi. Mano ai sondaggi, il rischio è anche quello di avere un parlamento zoppo, dove costruire una maggioranza diventa difficile vista la polarizzazione delle forze politiche. I socialisti – i cui vertici sono stati decapitati dalle indagini – si preparano al dopo Costa. L’obiettivo, se i tempi lo permetteranno, dovrebbe essere quello di eleggere un nuovo segretario generale in elezioni primarie aperte a militanti e simpatizzanti. È un test molto importante perché a seconda di chi sarà eletto si capirà se il Partito socialista guarderà più a sinistra o più verso il centro. Tra i primi a candidarsi Pedro Nuno Santos, già critico nei confronti di Costa, ala sinistra, è stato uno dei principali attori nelle negoziazioni parlamentari con gli altri partiti della Geringonça (la “strana alleanza” tra sinistra tra socialisti, Bloco de Esquerda e Partito comunista che governò dal 2015 al 2019).

A FAVORIRE IL PS alcune delle misure prese recentemente dal governo. È notizia di ieri che il Consiglio dei ministri ha approvato l’aumento sia del salario minimo – da 760 euro a 820 euro a partire da gennaio – che degli stipendi della pubblica amministrazione. Dall’altro lato il centro destra Psd, con la debolissima leadership di Luìs Montenegro che in questo anno non è stato in grado di contrastare la decadenza del suo partito e il travaso di consensi verso Iniciativa Liberal e Chega. E poi la destra populista. A livello teorico Chega parte favorito. La presenza di André Ventura sui social è in questi giorni intensissima. Dopotutto la corruzione e lo spreco di risorse pubbliche – soprattutto quando usate dalle comunità rom – è il grande argomento del suo partito. Tuttavia, il caso spagnolo ci insegna che non è detto che, pur in un contesto favorevole, Chega riesca a sfondare.