È una cautela che non nasconde di certo i dubbi quella mostrata dai presidenti (più o meno) progressisti di fronte all’annuncio della vittoria di Maduro da parte del Consiglio nazionale elettorale (la cui pagina internet è inaccessibile da ore).

Se il più duro e diretto è stato Gabriel Boric, parlando di risultati «difficili da credere» e dichiarando apertamente che «il Cile non riconoscerà alcun risultato che non sia verificabile», ha espresso le sue perplessità anche il ministro degli esteri colombiano Luis Gilberto Murillo, insistendo sull’importanza di «chiarire qualsiasi dubbio sui risultati» e sollecitando il «riconteggio totale dei voti». Non è stato da meno il presidente guatemalteco Bernardo Arévalo, il quale ha detto di nutrire «molti dubbi» sull’esito annunciato, confidando sulle missioni di osservazione elettorale, di cui ha evidenziato il ruolo decisivo.

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Il più prudente è stato il consigliere speciale di Lula per gli affari internazionali Celso Amorim, in linea con la decisione del governo brasiliano di attendere – ai fini del riconoscimento della vittoria di Maduro – i «dati disaggregati» delle elezioni, la cui pubblicazione è ritenuta «indispensabile per trasparenza, credibilità e legittimità dell’esito elettorale».

«Sono andato a dormire con un quadro che suggeriva la vittoria dell’opposizione con il 65% dei voti contro il 30% e mi sono svegliato con Maduro al 51%», ha dichiarato Amorim, presente in Venezuela in qualità di osservatore brasiliano del processo elettorale, che ha in programma di incontrare tanto il presidente quanto Edmundo González Urrutia. «Non sto ponendo necessariamente in dubbio» l’annuncio del Cne, ha proseguito il consigliere di Lula, «ma il governo si è impegnato a fornire i verbali da cui risultano i dati comunicati e questo non è ancora avvenuto».