La polemica che scuote il mondo aziendale Disney va avanti da circa due settimane e non sembra per ora destinata a interrompersi. La causa scatenante sono state le mancate reazioni dell’amministratore delegato Bob Chapek alla proposta di legge soprannominata «Don’t say gay», ormai firmata e approvata dal senatore di ultra destra Ron DeSantis, definito anche «Trump 2.0» e possibile candidato per le elezioni del 2024.

Il provvedimento riguarda l’educazione scolastica e mira a limitare, se non eliminare del tutto, la possibilità per gli insegnati di parlare di gender e identità sessuale in classe fino all’equivalente della nostra quarta elementare. I contorni effettivi di quella che sarà l’applicazione sono ancora piuttosto vaghi, ma nel frattempo gli impiegati della Disney, molto numerosi in Florida, non perdonano a Chapek di non essersi schierato con una dichiarazione pubblica.

L’ad aveva infatti inviato una mail ai dipendenti lo scorso 7 marzo, affermando che «le dichiarazioni aziendali fanno ben poco per cambiare i risultati o le menti». Da allora, la comunità Lgbtqi+ dei lavoratori dell’azienda ha iniziato a confrontarsi e a decidere il da farsi. Sono stati indetti degli scioperi giornalieri di un quarto d’ora per una settimana e uno sciopero per l’intera giornata di ieri, nonostante Chapek avesse, nei giorni scorsi, tentato di «chiedere scusa».

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LA SOLIDARIETÀ è arrivata, sopratutto tramite social network, da numerose divisioni dell’«impero Disney»: Hulu, Espn, Walt Disney World, Disney+ e Fx. Rispetto allo sciopero di ieri, è piuttosto difficile quantificare la partecipazione perché molti dei dipendenti lavorano ormai da casa, in smart working.

Secondo quanto riportato da «Deadline» diversi membi dello staff, se contattati per mail, rispondevano con il messaggio automatico «oggi non sono in servizio in solidarietà con i miei colleghi lgbtqi+». Ciò che chiedono i lavoratori ora, secondo «Variety», è di cessare le donazioni ai politici che sostengono la legislazione anti-gay, fermare gli investimenti in Florida fino a quando il provvedimento non sarà abrogato, garantire che nessun dipendente sarà licenziato per aver rifiutato il trasferimento in Florida.