Una grande messa, quasi a reti unificate, per cercare di rilanciare il mandato di presidente, a sei mesi da elezioni europee che si annunciano difficili. Emmanuel Macron ha dato ieri una conferenza stampa nella Salle des Fêtes dell’Eliseo, la seconda in sei anni e mezzo di presidenza.

Nessun annuncio preciso, nessuna novità, ma uno sfondo: come «riarmare» la Francia, senso civico, scuola, diritti e doveri, industria, energia, lavoro. E al tempo stesso come rilanciare l’idea di «progressismo» dopo leggi come la riforma delle pensioni o l’immigrazione che sono state l’emblema di un ripiego reazionario, mentre sul cambiamento climatico resta una grande prudenza.

SORPRENDENTEMENTE, nessuna precisazione sulle elezioni europee per Renaissance, il partito del presidente, che non ha ancora una lista di candidati e un leader per guidarla, mentre gli avversari sono già in campagna: l’estrema destra del Rassemblement national con Jordan Bardella, che gli ultimi sondaggi danno dieci punti davanti a Renaissance, mentre a sinistra emerge Raphaël Glucksmann, che dovrebbe essere nominato a breve alla testa della lista socialista e che ha la possibilità di prendere i voti che l’area Macron sta perdendo, dopo la svolta tutta a destra con la legge sull’immigrazione (che segue la riforma delle pensioni).

La conferenza stampa di ieri, ha precisato l’Eliseo, non è ancora «l’appuntamento» con i francesi promesso dal presidente nel discorso degli auguri per il 2024. L’idea era di rispondere alla domanda esistenziale: dove andiamo? Con l’urgenza della constatazione che «il mondo di ieri» sta «cancellandosi», con le guerre in corso, la crisi climatica, la crisi del modello democratico, l’impatto delle nuove tecnologie. Con l’idea di fondo che le decisioni di oggi – a cominciare dalle elezioni europee di giugno – determineranno la direzione dei prossimi anni. Ma ieri è stato soprattutto un catalogo dei problemi, non una energia di risposte.

L’INTERVENTO del presidente è stato forse soprattutto un tentativo di arginare lo slittamento che è subito intervenuto dopo il “colpo” mediatico della nomina di Gabriel Attal, il più giovane primo ministro della V Repubblica. Macron ieri, ha di fatto preso le difese della ministra multi-funzione “sport-olimpiadi-educazione nazionale”, Amélie Ouéda-Castéra, che ha moltiplicato le imprudenze fino a rasentare la stupidità, rilanciando la guerra della scuola tra pubblico e privato, che in Francia da decenni è un terreno altamente infiammabile, sempre pronto a portare migliaia di persone in piazza. Macron ha re-diretto la discussione sui valori della scuola, sulla necessità di dare a tutti l’eguaglianza della partenza, per poi premiare il merito. Sullo sfondo, l’idea di «mettere fine a ciò che determina il sentimento di declassamento» che sta minando le società europee.

Un catalogo interminabile, nella lunga conferenza stampa, che ha toccato tutti i temi della gestione di un paese, dalla scuola alla sanità, dalla produzione al lavoro. Sempre con l’obiettivo di arrivare al pieno impiego a fine mandato. Il clima è stato solo sfiorato. Come la politica estera, a parte la spinta per una Francia «più forte, più giusta».

IL PRESIDENTE Macron ieri ha vestito gli abiti di primo ministro, come se il giovane Attal fosse riportato alla sua ex funzione di portavoce. Piccoli tocchi qui e là, per indicare una strada verso la «responsabilizzazione» dei cittadini, come un padre di famiglia che dà consigli di buonsenso. Persino indicazioni sui tempi davanti ai video per i bambini, «un vero argomento» per la nostra democrazia e la sua «solidità», contro la diffusione del complottismo.