La rete di immagini e informazioni in cui siamo immersi è composta da fili che sembrano seguire un impulso onnicomprensivo che crea vertigine e straniamento. Tallinn Photomonth, biennale internazionale di arte contemporanea, visitabile nella città estone fino al prossimo 26 novembre, sonda i significati e le iconografie derivate dalla trance di informazioni e immagini in cui siamo immersi.

«TRANCE» È IL TITOLO della mostra principale di questa manifestazione e indaga il modo in cui le opere d’arte ampliano l’esperienza sensoriale in un mondo mediato dalla tecnologia. Ospitata alla Tallinn Art Hall raccoglie il lavoro di una ventina di artisti che si muovono tra indagine sociale e narrazione immaginifica, naturale e artificiale. «Gli artisti in mostra assorbono, hackerano e riformattano i mezzi convenzionali della produzione audiovisiva – afferma il curatore Ilari Laamanen –. Presentano incontri idiosincratici tra corpi e tecnologie e utilizzano il glitch come strumento concettuale: una frattura nel tempo, che per sua natura richiede e determina un momento di interruzione e riflessione».

Di Patricia Domínguez Claro (nata nel 1984 a Santiago del Cile) è presentato  Eyes of Plants, ambiente video-scultoreo che attinge a un ampio inventario di simboli visivi, che vanno dalla vita vegetale ai rituali di guarigione, ai tutorial di benessere pubblicati in Internet. Domínguez inventa una sorta di futurismo botanico che intreccia storie familiari e narrazioni collettive in cui rituali di guarigione ancestrali diventano necessari per poter sopravvivere in un contesto sempre più dipendente dall’iperconnessione tecnologica.

UNA LUCIDA ATTENZIONE è riservata alla pervasività dell’infosfera con il video Fire 2 Fire di Cuss Group, collettivo fondato nel 2011 a Johannesburg, che indaga e racconta la scena culturale del Sudafrica. Le attività del collettivo spaziano dalla produzione di serie televisive, alle pubblicazioni di fanzine, a progetti curatoriali internazionali presentati in gallerie e spazi non tradizionali come negozi commerciali, per renderne più democratica la fruizione.
Il boom dei cellulari e lo sviluppo di servizi bancari abilitati alla telefonia mobile dimostrano la vivacità e la pervasività della scena digitale africana, anche se rimangono molte disuguaglianze nella costruzione e nel funzionamento delle infrastrutture digitali.

Cuss Group, Br.owza _ A Brighter tomorrow Za, al Modern Museum Warsaw, 2015

NEL VIDEO, CUSS GROUP conduce lo spettatore in uno stato di alterazione psicofisica tra promesse di salvezza e prosperità economica che si possono ottenere con offerte di danaro inviate alle varie confessioni religiosi presenti online. Lo schermo è sovraccaricato dal bombardamento caotico di parole chiave e frammenti di immagini, cui si sovrappone una presenza olografica che cerca di ipnotizzare il fruitore con messaggi profetici. Una sorta di parodia delle forme di profitto e di manipolazione presenti in rete che alterano la psiche degli individui, ignari della sua tossicità.
Diversamente tossico, questa volta nei confronti dell’ambiente è il video Driven, dell’artista estone Karel Koplimets che documenta quello che accade a scadenza settimanale, in estate, nel parcheggio del centro commerciale Ülemiste di Tallinn. Lì sono organizzate gare illegali con auto truccate, che prima della competizione sfilano una a una per mostrare come vengono personalizzate, in una sorta di spettacolo con musica techno e tanti effetti di fumo colorato. Una sottocultura urbana molto seguita dalla popolazione locale e, in qualche modo, accettata dalle autorità, che sembrano condividere la passione per le macchine, basti pensare che lo scorso l’anno l’Estonia era al 17/o posto al mondo per auto pro-capita, con 715 auto ogni 1000 persone.

LONTANE DALLE ESIBIZIONI di artefatti meccanici di Driven, che ricordano le atmosfere del romanzo Crash di Ballard e dell’omonimo film di Cronenberg, sono altre opere presenti in mostra, come l’installazione di Norman Orro e Joonas Timmi. Insieme, hanno realizzato una sorta di grande arpa che mette in dialogo ecologia, tecnologia e metodi tradizionali di lavorazione del legno. Ricorda la struttura ossea di un essere vivente, che diffonde suoni derivati dalla manipolazione della voce della cantante Vaim Sarv. Intervento sonoro che è parte della ricerca intrapresa già da una decina d’anni da Orro con il suo progetto Music For Your Plants.
Il programma satellite di Tallinn Photomonth è composto da una decina di mostre personali estremamente diverse da Trance, in cui gli artisti mettono in atto un’analisi poetica del reale. Ritva Kovalainen e Sanni Seppo hanno documentato gli habitat forestali finlandesi, dove la silvicoltura intensiva impedisce a numerose comunità biotiche formate da migliaia di piante, funghi, animali, batteri, di sopravvivere in quelle condizioni.

Luca Berti, «Soo. Dyrehaven, Kampenborg», Denmark, 2023

LA SILVICOLTURA INTENSIVA e il disboscamento hanno trasformato le foreste in qualcosa di fondamentalmente diverso da come sarebbero in natura. Solo l’1% circa delle foreste finlandesi è allo stato naturale, cioè intatto. Rimangono ancora un po’ di aree boschive in cui l’impatto dell’attività umana non ha modificato in modo decisivo la struttura naturale e la composizione delle specie.
Per Forests of the North Wind, è questo il titolo della loro personale, hanno fotografato solo le aree «protette» delle foreste non sfruttate a livello commerciale, che si trovano principalmente nei pressi della Carelia settentrionale e della Lapponia. Presentata a Gallery Seek, raccoglie la parte finale della trilogia composta dagli artisti nel corso degli ultimi tre decenni. La prima parte, realizzata nel 1997, è Tree People, un’esplorazione dei miti finlandesi associati agli alberi e alle foreste, la seconda, iniziata nel 2009 è Silvicultural Operations, in cui hanno evidenziato gli aspetti negativi della silvicoltura, la cui pervasività è difficile da comprendere, visualizzare e perfino da accettare.

È INVECE UNA MACCHINA del tempo la mostra Nordic Blue di Luca Berti, ospitata al Juhan Kuus Documentary Photo Centre che si trova nella parte hipster della città, anche denominata Creative City. Ex zona industriale che ora raccoglie start-up tecnologiche, studi di artisti, grafici e designer, teatri e spazi espositivi. La personale di Berti, fotografo italiano da più di venti anni residente in Danimarca, è un visual storytelling del paesaggio rurale dei Paesi nordici, ripreso attraverso la tecnica fotografica analogica della cianotipia.
Noto come maestro della slow photography, Berti ha viaggiato per i Paesi nordici in bicicletta per diversi periodi dell’anno. Nel corso dei suoi lenti viaggi entra in contatto con gli abitanti dei villaggi rurali e le popolazioni Sami. Fa loro ritratti che ricordano quelli ripresi dai primi dagherrotipisti, in cui la rarefazione della luce nordica amplifica la drammaticità e il silenzio di quei volti, che sembrano appartenere a un’epoca lontana.