Caro Vittorio, che avresti detto, scritto e urlato da Gaza oggi?
«Avete presente Gaza? Ogni casa è arroccata sull’altra, ciascun edificio è posato sull’altro. Gaza è il posto al mondo a più alta densità abitativa, per cui se bombardi da diecimila metri di altezza è inevitabile che tu faccia una strage di civili. Ne sei cosciente e consapevole, non si tratta di errore, di danni collaterali»
«Ho una videocamera con me, ma ho scoperto oggi di essere un pessimo cameraman, non riesco a riprendere i corpi maciullati e i volti in lacrime. Non ce la faccio. Non riesco perché piango anche io».
Caro Vittorio, rileggere oggi il tuo “Gaza Restiamo Umani” (pubblicato dalla manifestoLibri nel 2009), è rivedere l’orrore moltiplicato all’incommensurabile.
Cosa avresti detto, scritto, urlato, Vittorio, da Gaza, oggi? Avresti condannato Hamas per la barbarie che ha colpito centinaia di innocenti e ci ha lasciato sgomenti e addolorati e poi… la tua Gaza.
Non ci sono più le tue parole potenti, pietose, puntuali a raccontare il massacro. Cerco di farlo io, non al posto tuo, non ne sono capace, ma con la mia coscienza di donna che non può tacere.
Gaza sta scomparendo. I gazawi stanno scomparendo e non per catastrofi naturali. Ciò che Israele va compiendo da tre mesi è pura punizione collettiva. Per colpire Hamas annienta una popolazione assimilandola interamente e ingiustamente ad Hamas.
Tu già allora parlavi di genocidio. Oggi su questo termine discutono giuristi internazionali, commentatori nostrani, politici politicanti. Anche io parlo ora di genocidio e penso di averne tutte le ragioni, ma se questo termine è per molti così controverso, parliamo allora di ciò che è sotto gli occhi di tutti e chiamiamolo massacro.
Massacro deliberato di una popolazione. Israele che uccide indiscriminatamente i civili. Quanti bambini e quante donne, quanti papà e mamme? E se non muoiono per le bombe o i cecchini, muoiono di fame, senza cure, senz’acqua. È chiaro a chiunque abbia occhi per vedere, orecchie per sentire e coscienza umana, che questo non è diritto alla difesa. E se Hamas è terrorista perché ha ucciso e rapito centinaia di inermi, come vogliamo chiamare Israele che di inermi ne sta massacrando migliaia e migliaia?
Durante Piombo Fuso – l’operazione militare israeliana che duro dal 17 dicembre 2008 al 18 gennaio 2009 – dicesti: «Penso che sia il momento per l’opinione pubblica occidentale di prendersi la responsabilità di fare qualcosa affinché l’occupazione in Palestina termini, l’assedio a Gaza termini, massacri del genere non si ripetano».
Sì, ora l’opinione pubblica occidentale si sta lentamente muovendo, si muovono i tentennanti politici, ma dov’erano tutti in questi anni di occupazione, di colonizzazione illegale della Cisgiordania, di continui soprusi a pacifici pastori e contadini, quando i coloni bruciavano e bruciano ulivi, campi, distruggevano e distruggono abitazioni con i militari israeliani a prendere le loro difese? Dov’erano, dove eravamo?
E Gaza, Gaza isolata, umiliata, martoriata, rinchiusa da anni in un assedio dove il suo vicino, (Israele) decide chi entra (pochi) chi esce (quasi nessuno), che centellina elettricità, medicine, acqua, cibo.
La redazione consiglia:
L’aria gelida di Burj el-Shemali. Con i fondi tagliati all’Unrwa «rifugiati palestinesi senza futuro»Le geografie sono stravolte, vista dall’alto Gaza ora è irriconoscibile. Con fredda determinazione vengono spianate le poche case rimaste per impedire ai sopravvissuti di farvi ritorno, non ci sono più scuole, luoghi di preghiera, ospedali, campi da coltivare e, estremo affronto, cimiteri e tombe rivoltati, corpi profanati.
No, e lo ripeto ad alta voce, questo non è diritto alla difesa. Questi sono orrendi crimini contro l’umanità. Io vedo in essi l’intenzione, studiata a tavolino, di annientare o eliminare quanti più palestinesi possibile. Ma non ci riusciranno perché, come scrivevi «…essi mi esprimono il sincero convincimento che le loro radici raggiungono profondità tali da non poter essere recise da alcun bulldozer nemico».
Quando parliamo di diritto a vivere con dignità, diritto alla libertà, all’istruzione, al lavoro, al rispetto, non sono forse essi i diritti universali dell’uomo che reclamiamo per noi e che la Palestina, come ogni altro popolo, esige? Sono questi i fondamentali che devono preludere e guidare ogni azione che si voglia condurre alla ricerca della pace.
Caro Vittorio, faccio mie e grido forte quelle parole che tu pronunciasti con il cuore a pezzi il 6 gennaio 2009 fra le macerie di Gaza: «Per i lutti che abbiamo vissuto, prima ancora che italiani, spagnoli, inglesi, australiani, in questo momento siamo tutti palestinesi. Se solo per un minuto al giorno lo fossimo tutti, come molti di noi siamo stati ebrei durante l’Olocausto, credo che tutto questo massacro ci verrebbe risparmiato. Restiamo Umani».
Ciao Vik
Bulciago 5 febbraio 2024, (giorno in cui Vittorio avrebbe compiuto 49 anni)
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento