Pubblico ministero: «Nel 2021 ha ricevuto copie delle dichiarazioni dei redditi?»
Donald Trump: «Ero molto impegnato alla Casa bianca, con la Cina, la Russia e a tenere insieme il Paese».
Pm: «Lei non era presidente nel 2021».

È questo il tenore degli scambi fra l’accusa e Donald Trump durante la prima deposizione del tycoon ieri a New York, in uno dei 4 processi che pendono nei suoi confronti. Dopo i figli Don jr ed Eric, lunedì è stato il turno di Trump in persona; l’ex presidente, insieme ai suoi figli e alla Trump Organization, è accusato dalla procuratrice generale dello stato di New York, Letitia James, di aver gonfiato il valore dei loro beni immobiliari per ottenere benefici finanziari e prestiti bancari, per poi sgonfiarli al momento di pagare le tasse.

IL GIUDICE che emetterà il verdetto, Arthur Engoron, ha già ritenuto gli imputati responsabili di frode, e ha ordinato la cancellazione della loro licenza per fare affari a New York, mentre James ha chiesto una multa da 250 milioni di dollari. Il processo durerà fino alla fine di dicembre e Trump dovrà provare in tribunale quello che da settimane scrive su Truth Social, e cioè che i rendiconti finanziari della società non erano definitivi e che è tutta una caccia alle streghe politicamente motivata per mano di giudici e procuratori ostili.
Invece di rispondere alle domande dirette di Engoron, il tycoon ha fatto dei comizi elettorali, o descritto le bellezze delle sue proprietà. Seduto imbronciato e a braccia conserte, è stato a dir poco evasivo, ma se non rispondere può servire durante un dibattito, di certo non lo aiuta in corte. Già dopo la prima mezz’ora di processo il giudice ha chiesto agli avvocati di Trump di «controllare» il loro cliente. L’ex presidente ha dichiarato che ai documenti sul valore degli asset «le banche non prestano molta attenzione». Alla domanda su come lo sapesse, ha risposto: «Perché ho a che fare con le banche da 50 anni, e lo spiegheremo nel corso di questo processo folle».
Dopo lunghi scambi di battute in cui Trump era sempre più evasivo ed aggressivo, il giudice, evidentemente spazientito, gli ha detto: «Non solo lei non risponde, ma è ripetitivo».

MA SE TRUMP ha le sue gatte da pelare con i processi, nemmeno Joe Biden se la passa molto bene. Domenica il New York Times ha sganciato una bomba sulla sua campagna elettorale sotto forma di sondaggio condotti nei 6 principali swing states in vista delle prossime elezioni presidenziali, che vedono il presidente in carica perdente rispetto a Trump Tra i democratici la reazione a questi numeri è andata in due direzioni: da una parte chi li ha minimizzati in quanto le elezioni sono fra un anno; dall’altra il panico totale, con appelli a ritirare la candidatura di Biden il prima possibile.
Di fatto i dati dettagliati pubblicati dal Ny Times confermano i noti problemi di Biden, soprattutto con gli elettori giovani e quelli ispanici, e il fatto che l’elettorato è molto preoccupato per l’età del presidente, mentre solo il 39% ha da ridire su quella non più verde di Trump.

PER GLI ANALISTI, nonostante tutti i suoi difetti, Biden ha due elementi a suo favore: éèil presidente in carica, e ha già battuto Trump. Se la battaglia dovesse davvero svolgersi fra Biden e Trump, questo non è irrilevante. Secondo l’analista politico Chris Cillizza, «Trump è un candidato imprevedibile che dirà e farà qualsiasi cosa, comprese quelle che sembrano controproducenti, ed è molto difficile pianificare una campagna contro di lui. Biden lo ha già fatto e questo è forse il bene più prezioso della sua candidatura».