«È stato messo in campo un tentativo, non manifesto ma per facta concludentia, che poteva portare il comune di Napoli al dissesto. Abbiamo retto uno tsunami istituzionale» ha detto ieri il sindaco Luigi de Magistris commentando l’approvazione del bilancio di previsione 2017 da parte della giunta, a un quarto d’ora dalla scadenza prevista per legge alla mezzanotte del 31 marzo. La prossima settimana dovrebbe essere votato in consiglio (ma potrebbe slittare al 20 e 21 aprile).

Sei anni di tagli continui dal governo mentre altre città, come Roma e Milano, hanno usufruito di liquidità aggiuntiva attraverso provvedimenti speciali. Il sindaco ha messo in fila i dati: un miliardo in meno dal fondo di perequazione, 400milioni sforbiciati negli ultimi mesi «quando Renzi, prima del referendum, aveva detto ’mai più tagli ai comuni’»; aumentato il fondo svalutazione crediti; il piano di riequilibrio più punitivo d’Italia con tassazione al massimo e rifiuto da parte del governo di consentire la rinegoziazione dei mutui, che avrebbe permesso di ottenere tassi di interesse più bassi.

Infine, da quest’anno, il bilancio armonizzato per cassa consente di impegnare fondi solo se sono materialmente nella disponibilità dell’ente. Ma la cassa del comune da 5 mesi è bloccata per il pignoramento da 83 milioni ottenuto dal consorzio Cr8 per lavori risalenti al commissario di governo per il terremoto del 1980, un debito al 90% dell’esecutivo. A questo si sommano i 40 milioni di debiti lasciati dal commissario ai rifiuti.

Il tavolo tecnico a Roma procedeva spedito, poi sono arrivate le primarie del Pd e si sono chiuse le comunicazioni. Il sospetto è che si sia provato a scommettere sull’impossibilità di chiudere il bilancio: «Lo approveremo – prosegue il sindaco – e ci aspettiamo entro pasqua notizie dalla capitale. È la prova del nove dei rapporti con il governo e con l’Anci. Metteremo in campo una mobilitazione popolare e politica».
Per far entrare soldi in cassa, il comune dovrà accelerare la vendita del patrimonio immobiliare e spingere per l’entrata a regime di Napoli riscossione. Incassare tasse e multe è il tallone d’Achille dell’amministrazione: nel 2016 è stato riscosso solo il 40,55% della Tari, bene l’Imu (97,7% incassato), male le multe (17,6%), malissimo gli affitti. Tutte le risorse aggiuntive finiranno sul welfare, dopo il taglio drastico subito quest’anno. Salvati per ora i servizi pubblici come il trasporto (a rischio default). Salvo novità, ci sarà il dimezzamento dell’esenzione Irpef (da 15 a 8mila euro), l’aumento di 10 centesimi del biglietto dei bus, del 10% del Cosap e di 50 centesimi della tassa di soggiorno.

«Non chiediamo leggi speciali, solo che non ci sia un’ingiustizia manifesta» prosegue de Magistris. Il riferimento è alle città metropolitane di Milano, Torino e Roma, per le quali il governo ha prorogato l’approvazione del bilancio al 30 giugno: «Altrimenti sarebbero andate in dissesto. Noi l’abbiamo fatto il 31 gennaio, in città metropolitana abbiamo un avanzo di 500milioni bloccato dalle regole sul pareggio di bilancio. Il rischio è che lo mettano nel riparto nazionale e finisca ad altre città». La sindaca 5S di Torino ha aperto una vertenza con il governo, il sindaco Pd di Milano minaccia di tagliare un terzo del trasporto pubblico se non arrivano soldi da Roma: «Napoli sta garantendo servizi e diritti con le sue forze – conclude de Magistris – nonostante gli tsunami, i commissariamenti e le ossessioni regionali». Il presidente Anci, il Pd Antonio Decaro, risponde: «L’Associazione comuni italiani non è garante dei rapporti politici tra esponenti di governo nazionale e regionali e singoli sindaci».