I sogni del legittimo migrare che troppo spesso si trasformano in tragedie illegittime di cui sono responsabili tanto la manovalanza dei trafficanti di persone quanto le leggi disumane adottate dai paesi coinvolti; il partire doloroso per il distacco ma colmo di speranza e l’infrangersi di queste speranze nel corso di una traversata per mare (come in questo caso, dalla Tunisia all’Italia) o per terra; l’assenza di notizie da parte di coloro che hanno affrontato il viaggio e l’incubo nel quale sprofondano le famiglie la cui quotidianità diventa un’attesa senza fine. Sono elementi che il cinema «delle migrazioni» ha descritto a lungo.

CIÒ CHE DIFFERENZIA Benzine (Benzina) dalla maggior parte di quei film è il punto di vista: non quello dei migranti, bensì quello dei familiari; non il viaggio, ma la vita che continua nella terra d’origine; non le sofferenze di donne e uomini in cammino, ma il silenzio che lacera i corpi e le menti di chi è rimasto a casa. Nel 2015 più di 1.500 tunisini sono spariti nel Mediterraneo tentando di raggiungere le coste italiane, mentre migliaia di famiglie vivevano nell’angoscia. Un dato di cronaca riportato nella didascalia finale dell’opera prima di Sarra Abidi. Benzine è del 2017, ma non ha nulla dell’instant movie girato a poca distanza da una tragedia.

È UN FILM asciutto, come la terra dura che popola le immagini, si concentra sui personaggi, sul loro (soprav)vivere in una zona arida e periferica del Sud della Tunisia attraversata da una strada che taglia la campagna come in un western. Lì abitano Halima e Salem, lei si occupa degli animali e della raccolta delle olive, lui vende benzina ai bordi della strada perché senza pioggia non può dedicarsi all’agricoltura. Del loro figlio Hmed non hanno notizie da nove mesi, da quando se n’è andato, come tanti altri, e in una scena le madri e i familiari manifestano in strada con le foto dei loro figli scomparsi. Inutile chiedere aiuto alle istituzioni. Impossibile non pensarci, fino a stare male, finire in ospedale (Halima), curarsi e riprendere a credere che qualcosa porrà fine a quello stallo. La cineasta tunisina, che proviene dal documentario, lavora per sottrazione, anche nel filmare le «scene madri», e così fanno Sondos Belhassen e Ali Yahyaoui nel ruolo della madre e del padre, senza dimenticare la presenza nel cast di Fatma Ben Saïdane (icona del cinema tunisino dalla fine degli anni Ottanta con il suo volto immediatamente riconoscibile e dotata di un carisma immenso), che interpreta Hafsia, sempre vicina a Halima nei suoi momenti più difficili.
Benzine sarà proiettato questa sera al CineTeatro Baretti di Torino a conclusione della giornata intitolata «Da Tunisi a Torino, alla ricerca della libertà», organizzata da Mosaico Refugees, Associazione Museo Nazionale del Cinema, Asgi e Kriol e focalizzata sulla questione della detenzione amministrativa in Italia con specifico riferimento alla situazione del Cpr (Centro di permanenza per il rimpatrio) del capoluogo piemontese e ai rapporti tra Italia e Tunisia. Approfondimenti tematici, danza, musica e cinema per affrontare quanto sta vivendo il paese maghrebino ripiombato nella crisi e nella repressione e scosso da nuove istanze di libertà.

UNA RICHIESTA che, scrivono gli organizzatori, «infiamma le piazze e scuote anche i Cpr italiani dove sono reclusi centinaia di cittadini tunisini. Trattenuti in un sistema feroce e irrazionale, vivono una doppia oppressione e l’autolesionismo dilagante ne è la rappresentazione più violenta. Sono migliaia di voci, gesti e corpi che smentiscono la retorica, ormai diventata legge, della Tunisia come paese sicuro e che denunciano la collaborazione tra autorità tunisine e italiane per i rimpatri accelerati».Sarra Abidi introdurrà Benzine alle 21.30 collegandosi attraverso internet. Un’occasione per ascoltare dalla sua voce le motivazioni che l’hanno portata a esordire nel lungometraggio scegliendo un approccio non usuale al tema migratorio e per vedere un film la cui proiezione è realizzata in collaborazione con il festival del cinema africano di Verona che presentò Benzine nell’edizione del 2019 e che da quarant’anni si batte per la diffusione dei tanti cinema delle Afriche che continuano a riservare bellissime sorprese.