«Le interferenze esterne non possono fermare la storica tendenza alla riunificazione del Paese con la sua famiglia». Con questa metafora il presidente cinese Xi Jinping ha comunicato all’ex presidente taiwanese Ma Ying-jeou – primo ex leader di Taipei a visitare Pechino – quella che aveva già definito come la «inevitabile» riunione di Cina e Taiwan.

«L’eventualità di una guerra fra le due parti sarebbe insopportabile per il popolo cinese», ha detto Ma riferendosi sia ai cinesi della Repubblica popolare che alla Repubblica di Cina, cioè Taiwan. E evocando e crescenti tensioni sullo Stretto, in particolare dopo la visita a Taipei – nel 2022 – dell’allora speaker della Camera Usa Nancy Pelosi.

«I cinesi su entrambi i lati dello Stretto sono abbastanza saggi da gestire pacificamente le dispute, evitando di avviarsi verso il conflitto», ha aggiunto Ma.

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L’agenzia taiwanese deputata ai rapporti con Pechino ha criticato l’iniziativa di Ma, sostenendo che avrebbe dovuto riaffermare l’aspirazione dei cittadini taiwanesi alla sovranità e al mantenimento della democrazia. E ha aggiunto che Pechino dovrebbe smettere di «usare l’intimidazione» con Taipei.