Dopo le rivelazioni sull’Iraq di Chelsea Manning e quelle di Snowden sulla Nsa, WikiLeaks rivela nuovi particolari sulle teniche di spionaggio della Cina. Ma quanto è sconvolgente in questa nuova ondata di dati rilasciati e non ancora del tutto analizzati (in Italia l’Espresso ha pubblicato per primo le rivelazioni) non è tanto nei modi e nelle tecniche con le quali la Cia spia (d’altro canto è la sua funzione) quanto un allarme lanciato dallo stesso leader di WikiLeaks Julian Assange: la Cia avrebbe perso gran parte del suo cyber-arsenale, col rischio di una proliferazione incontrollata di malware e virus che possono finire in mano a stati rivali, cyber mafie e hacker di ogni tipo: è questo l’allarme lanciato da Julian Assange nel giorno in cui WikiLeaks pubblica migliaia di documenti della Cia.

Per Assange questa proliferazione delle cyber-armi può essere paragonata in termini di pericoli a quella del commercio globale delle armi tradizionali. «Una volta che una singola cyber-arma viene persa – spiega WikiLeaks – può diffondersi in tutto il mondo in pochi secondi».

L’infornata di documenti costituirebbe «la maggiore fuga di dati di intelligence della storia». Questo progetto va sotto il nome di «Vault 7» e il primo gruppo di documenti pubblicato oggi, intitolato «Anno zero», mostrerebbe i sistemi di hacking della Cia, con software maligni e armi informatiche utilizzate dall’agenzia di spionaggio Usa.

Secondo quanto riferisce WikiLeaks, il programma della Cia include un arsenale di malware e decine di falle nei software che renderebbero possibile spiare decine di prodotti, compresi iPhone di Apple, Android di Google, Windows di Microsoft e televisioni Samsung, che possono trasformarsi in microfoni nascosti. Questa raccolta di «diverse centinaia di milioni di codici» dà a chi la possiede «la capacità di hacking totale della Cia», assicura WikiLeaks, aggiungendo che la raccolta è finita nelle mani di ex hacker del governo e altri agenti in modo «non autorizzato» e uno di loro «ha fornito a WikiLeaks alcune parti dell’archivio».

WikiLeaks, fondato e diretto da Julian Assange, aveva pianificato una conferenza stampa su internet per presentare questo progetto, ma successivamente ha annunciato su Twitter che le sue piattaforme sono state attaccate e che proverà a comunicare più tardi. Secondo Assange, che dal 2012 ha trovato rifugio nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, la fuga di notizie di oggi è «eccezionale da una prospettiva legale, politica e forense».