Una vecchia ballata irlandese dal titolo Scapegoats («Capri espiatori») recita: «Ditemi che state terrorizzando la mia famiglia / Tenetemi sveglio per sei giorni e sei notti, confuso e in preda al panico / E nella notte scura e solitaria io vi giurerò che il nero è bianco / Se solo mi farete stendere e chiudere gli occhi / Firmerò qualunque cosa se mi concederete di chiudere gli occhi».

SIAMO ALLA FINE DEL 1974. Esplodono due pub a Birmingham, il Mulberry Bush e il Tavern in the Town. Fanno ventuno vittime e più di centottanta i feriti. Sei gli irlandesi arrestati e l’anno dopo condannati all’ergastolo. Nel 1991 vengono rilasciati, allorché un giudice stabilisce che la polizia aveva contraffatto le prove ed estorto le confessioni di quattro di loro con la tortura. Con forme di tortura al limite dell’umano. Pestaggi, violenze psicologiche, attacchi da parte di cani, e minacce credibilissime di esecuzioni sommarie in carcere.

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Il rilascio di Gerry Conlon, dei Guildford Four

La storia si ripete quasi identica lo stesso anno con i quattro di Guilford e con i Maguire Seven (vedi il film Nel nome del padre di Jim Sheridan), anch’essi tutti indiscriminatamente rilasciati dopo 15 e 16 anni di ingiusta carcerazione. A tutti loro dedica una ballata uno dei più grandi bardi irlandesi contemporanei, Shane MacGowan: «Ci sono sei uomini a Birmingham / e quattro a Guildford / Prelevati e torturati / E incastrati dalla legge / La feccia veniva promossa / E loro se ne stavano in carcere / Perché erano irlandesi nel posto sbagliato / E nel giorno sbagliato».

Negli anni dei cosiddetti Troubles, ovvero il conflitto nordirlandese, sono tanti gli irlandesi a ritrovarsi nel luogo e nell’ora sbagliati. Spesso in carcere senza motivo, per via della legge sull’internamento senza processo, contro la quale tuttora si battono i repubblicani a Belfast e dintorni.

I METODI DELLE FORZE dell’ordine britanniche (o brutanniche, come direbbe Joyce che appunto coniò il termine brutish) erano ben noti, e furono stigmatizzati già nel 1978 come forme di tortura dalla Corte Europea per i Diritti Umani in un famoso caso Irlanda contro Regno Unito. Si trattava delle famigerate “cinque tecniche”, ovvero la privazione del sonno, la privazione del cibo e dell’acqua, la costrizione ad assumere posizioni innaturali come stare a lungo in piedi a braccia aperte e gambe divaricate e in punta di piedi, l’obbligo a portare un cappuccio nero per tutto il tempo della detenzione con l’esclusione dell’interrogatorio, e l’esser sottoposti a rumori o ronzii continui quando in cella.

Si tratta di tecniche definite dalla corte degradanti perché conducono a sentimenti di angoscia e a umiliazione. E in tutti i casi fu accertato che furono protocolli autorizzati ai più alti livelli dello Stato Britannico.

Come sappiamo oggi, anche grazie all’opera di instancabile testimonianza di personaggi chiave come Raymond Murray, cappellano del carcere femminile di Armagh, e Denis Faul, cappellano di Long Kesh (il carcere in cui morirono Bobby Sands e compagni), le torture non si limitarono a quelle cinque modalità.

ALLA FINE DI GIUGNO, durante una conferenza stampa organizzata a Londra dal famoso studio di avvocati del Matrix Chambers, in collaborazione con il Pat Finucane Centre di Belfast (Pat era un avvocato specializzato nella difesa dei diritti umani, ucciso dai paramilitari lealisti in collusione con i servizi segreti britannici nel 1989), sono state rese note dichiarazioni, testimonianze e prove di ulteriori forme di tortura praticate normalmente dai britannici sui sospetti sommariamente internati. Queste includevano il waterboarding, ovvero la simulazione dell’annegamento, abusi di tipo sessuale, e l’elettroshock.

Le rivelazioni erano state anticipate dai media britannici a febbraio, quando si era parlato di accuse, mosse ai paracadutisti, di aver praticato il waterboarding con due irlandesi, mentre del tutto era a conoscenza l’allora primo ministro Edward Heath, premier tra il 1970 e il 1974.

Erano i primi anni, i più violenti, dei Troubles, e fu Heath a introdurre l’internamento in Irlanda del Nord. Nel dicembre del 1974 l’Ira provò a fargliela pagare, ma l’attentato nella sua casa a Belgravia, nel centro di Londra, fallì per un errore di calcolo del momento del suo rientro.

Alla conferenza stampa di Londra ha partecipato in qualità di lettore anche il grande attore irlandese Stephen Rea, il quale ha letto assieme ad altri le dichiarazioni di ragazzi giovanissimi, prelevati senza indizi sufficienti dalle loro case o dall’università e sottoposti a sevizie di ogni tipo.

An armed British soldier in Belfast, Northern Ireland during disorders 1969. In the background are local people, AP
Soldati inglesi a Belfast durante i disordini del settembre del 1969, foto Ap

È il caso di uno studente della Queen’s University di Belfast – nel 1978 aveva vent’anni – che ha rilasciato questa dichiarazione: «Un detective mi ha preso per la gamba destra, un altro per la gamba sinistra, uno per il braccio sinistro, e un altro per quello destro. Fermo a terra in questa posizione, mi hanno afferrato per i genitali e per la gola e sollevato da terra per poi buttarmi sopra un tavolo diverse volte. Mi hanno legato le mani e i piedi e messo un asciugamano dal colore chiaro sulla testa perché non ci vedessi. Poi un altro asciugamano me l’hanno legato attorno al collo per soffocarmi. Con questo legato attorno alla faccia, hanno preso a versarmi acqua giù per la gola e per il naso, ed ebbi la sensazione di annegare».

Dichiarazioni simili sono state fatte anche da minorenni, come è il caso di un diciassettenne di Cork sottoposto ripetutamente allo stesso tipo di tortura, ogni volta che riprendeva i sensi dopo essere svenuto.

GLI ORGANIZZATORI hanno detto di essere in possesso di almeno mezza dozzina di casi provati di waterboarding, che probabilmente avranno un peso nella riapertura del processo presso la Corte Europea di Strasburgo chiesto dal governo irlandese già nel 2014. E lo avranno anche più in generale nelle relazioni tra Irlanda e Gran Bretagna nel presente momento storico, in cui alle tensioni per il ristabilimento del confine tra le due Irlande, si sommano quelle dovute all’asse tra i conservatori inglesi e gli unionisti del Dup. È un accordo basato infatti in gran parte sulla promessa dei primi di alleggerire la pressione sui militari britannici e sui poliziotti nordirlandesi accusati di crimini perpetrati durante i Troubles.