Accanto all’ex consigliere comunale Mimmo Russo c’è una Giorgia Meloni sorridente. Nella foto di gruppo, scattata il 7 marzo di cinque anni fa, sono immortalati anche i parlamentari Carolina Varchi e Raoul Russo. Era un giorno di festa per Fratelli d’Italia. Meloni era a Palermo per tenere a battesimo il gruppo di Fdi nel consiglio comunale, l’evento si tenne in una sala del teatro Politeama.

L’INGRESSO nel partito di Francesco Scarpinato, che aveva abbandonato la lista di centrosinistra con cui era stato eletto consigliere due anni prima, aveva consentito a Fdi di formare il gruppo nella quinta città d’Italia, avendo già un consigliere in casa: Mimmo Russo. L’ex militante del Msi e storico leader dei precari delle cooperative sociali aveva aderito a Fdi nel 2017, subito dopo essere stato eletto in consiglio nella lista Palermo 2022, che sosteneva Leoluca Orlando poi diventato sindaco. Ieri Mimmo Russo è stato arrestato dai carabinieri nell’ambito di una indagine della Dda.

LE ACCUSE nei suoi confronti sono pesantissime: concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio politico-mafioso, concorso in estorsione aggravata e in corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Nell’ordinanza ci sono le dichiarazioni di una decina di pentiti e numerose intercettazioni che svelano i legami pericolosi e gli interessi illeciti dell’ex consigliere. Insieme al politico, subito sospeso da Fdi, sono coinvolti nell’indagine Gregorio Marchese, figlio dello spietato killer di Cosa nostra Filippo Marchese, e Achille Andò, faccendiere massone e consulente di società edilizie interessate a realizzare un centro commerciale nella borgata palermitana di Roccella.

SECONDO GLI INQUIRENTI, Mimmo Russo avrebbe utilizzato per i propri interessi la funzione pubblica inquinando le campagne elettorali, comprando voti dal clan mafiosi, condizionando procedimenti amministrativi per favorire amici. In cambio dell’appoggio elettorale, avrebbe promesso e procurato posti di lavoro a mafiosi e a loro familiari nei supermercati Conad o in cooperative e associazioni finanziate con fondi pubblici come la Social Trinacria Onlus. Inoltre avrebbe messo a disposizione il proprio ufficio Caf per l’affidamento in prova ai servizi sociali di diversi condannati per mafia che, grazie al suo aiuto, sarebbero così riusciti a lasciare il carcere.

PER COMPRARE il consenso dai clan in quartieri come lo Zen e il Borgo Vecchio, avrebbe dato soldi, buoni benzina e si sarebbe speso per fare avere finanziamenti pubblici per le feste di borgata. Quando era presidente della commissione urbanistica del Comune avrebbe agevolato persone vicine alla mafia, dando alle cosche il controllo di concessioni, autorizzazioni e appalti.

MIMMO RUSSO è stato consigliere comunale per 20 anni indossando tante casacche in civiche di destra, ha però fallito due anni fa la quinta elezione con la lista di Fdi, racimolando 805 voti. Le carte della Dda di Palermo sono state chieste dalla commissione Antimafia. Non solo la vicenda siciliana, sono stati chiesti gli atti anche di Bari e Torino. Le tre indagini riguardano, con vicende differenti, la compravendita di voti elettorali o voti di scambio. Cgil Palermo ha commentato: «La spregiudicatezza con cui sarebbero stati gestiti i voti da Russo, noto esponente dell’estrema destra, conferma i legami tra mafia, neofascismo e massoneria».