In Italia, all’inizio lo chiamavamo volàno: il nome indicava la pallina, anzi la mezza pallina, da prendere al volo con la racchetta. Al piccolo volàno, infatti, già allora era impossibile rimbalzare perché composto da una semisfera in sughero – ricoperta da pelle di capretto – sulla cui faccia piana era infissa una piccola corona conica composta di 14-16 piume d’oca.

Una pallina col diadema da capo tribù, nel tempo sostituito da una maglia traforata di materiale sintetico (cosi come sughero e capretto sono stati soppiantati nel tempo da plastica e gomma): questo era il volàno, nome con cui poi per estensione è stato battezzato tutto il gioco.

In inglese la pallina anomala la chiamano birdie, in virtù delle piume, e chissà se Joanne Rowling l’aveva presente quando ha immaginato il golden snitch, il boccino d’oro, la più piccola e più importante delle palle del Quiddich, alata, dorata e dotata di memoria tattile.

Di certo il gioco è presente nella memoria degli inglesi che per primi gli hanno conferito dignità di disciplina sportiva, attorno al 1870, nella tenuta di campagna dei duchi di Beaufort nel Gloucestershire, Badminton House appunto, da cui deriva il nome moderno del volàno; a esportarlo oltre Manica erano stati gli ufficiali dell’esercito britannico di stanza in India a Pune, negli anni Sessanta dell’Ottocento. E in India, Cina, addirittura nell’antica Grecia (dove erano indicati come sphairistike tutti i giochi implicanti una palla) vengono collocate le origini storiche del badminton.

Nel Regno Unito è ancora giocato, e va piuttosto forte anche in Francia e Danimarca; uscendo dall’Europa è l’Asia la parte di mondo dove il gioco di racchetta è più seguito e praticato (soprattutto in Cina, Thailandia, Taiwan, Bangladesh, India); la diffusione del badminton nel popolosissimo continente ha influenzato anche l’iconografia di whatsapp: alla voce sport chi ci vede bene può notare l’emoji della racchetta dal manico smilzo e della mezza pallina piumata.

In Italia si gioca soprattutto in Lombardia e in Sicilia per ragioni legate ai gentili voleri del caso: chi si è appassionato e ha diffuso questo sport veniva da queste due regioni; e in perfetta simmetria da par condicio, lombardo di Chiari è l’atleta qualificatosi alle Olimpiadi, Giovanni Toti il primo uomo italiano del badminton di sempre a competere in un’edizione olimpica, mentre viene da Palermo Rosa Efomo De Marco che detiene lo stesso primato nazionale come qualificata alle Paralimpiadi di Parigi 2024 (la Federazione Italiana Badminton è stata riconosciuta da CIP – Comitato Italiano Paralimpico, come Federazione Sportiva Paralimpica nel 2016)

La partecipazione ai Giochi Olimpici per il badminton italiano fino a questa edizione è stata tutta femminile: a Pechino 2008 con l’atleta Agnese Allegrini, confermata anche a Londra 201, e ai Giochi di Rio 2016 con Jeanine Cicognini.

Rispettivamente classe 2000 e 2001, entrambi con ottimo palmares e numerose presenze in maglia azzurra, i due atleti italiani a Parigi 24 si sono avvicinati al badminton al liceo grazie all’attività di promozione nelle scuole che la Federazione italiana (la FIBa guidata ora da Carlo Beinati) conduce da anni formando sia gli studenti che gli insegnanti di scienze motorie che li seguono: è tramite quell’esperienza in età scolare che perlopiù in Italia ci si avvicina al gioco.

Si tratta di una disciplina, riconosciuta come olimpica a Barcellona 92, che a livello agonistico è giocata indoor: il volàno non supera i 5 grammi e mezzo di peso, troppo sensibile al minimo soffio di vento.
Richiede velocità, destrezza e resistenza che la portano lontano da quel poco immaginario nostrano legato al volàno, gioco associato alle mollezze di dame risorgimentali: Nonna Speranza, e l’amica Carlotta, venivano invitate a recarsi non al palabadminton ma in giardino a giocare al volano, per allontanarsi dai discorsi scabrosi degli zii (di molto riguardo); la fiction lirica di Guido Gozzano daterebbe la scena nel 1850, quindi un po’ prima dell’affermasi ufficiale del badminton in Italia, ma si concede al sagace autore la licenza poetica necessaria anche a far baciare in rima volano/ippocastano (dove disgraziatamente il birdie delle due fanciulle della poesia rimane prigioniero) e volendo anche Gozzano.

Altre giocatrici famose (ci sono soprattutto donne nella reminescenza oleografica letteraria e delle arti visive del badminton) le medioevali Lady Marion e Lady Cocca quando fanno la loro apparizione zoomorfa nel film di animazione Disney del 1973.

Non saranno gallinelle e volpacchiotte quelle che giocheranno a badminton a Parigi dal 27 luglio al 5 agosto, e dal 29 agosto al 2 settembre (giorni delle Paralimpiadi) ma umani molto energici e determinati in campi che sono circa la metà di quelli, per avere un termine di paragone, usati per la pallavolo; le gare si disputeranno all’Arena Port de La Chapelle, struttura nuova di zecca, ecosostenibile e accessibile, centro culturale nel cuore di Parigi progettato per coinvolgere e aggregare coi suoi ottomila posti, anche a Olimpiadi finite, i residenti dei quartieri vicini.

Giovanni Toti, che ha già partecipato a diversi tornei internazionali e vinto l’oro a squadre miste nei Giochi Olimpici Giovanili 2018, affronterà all’Arena Port il numero uno del mondo, il cinese Shin Yu Qi, e Soren Opti, atleta del Suriname attualmente numero 273 del World Rank. I sorteggi del para badminton non sono ancora stati fatti, si conosceranno gli abbinamenti solo dopo il 5 agosto.