Oscurato dalla nuova guerra in Europa, il dopo guerra afgano è una corsa ormai persa contro il tempo. Strangolato dalla mancanza di liquidità per via di quasi 10 miliardi di fondi congelati in banche americane, europee e arabe, il neo Emirato fa i conti con la fame.

Gli appelli a scongelare i fondi in dollari finora non hanno sortito grandi effetti: il primo a chiederlo è stato a gennaio il segretario generale dell’Onu Guterres. Ma l’effetto ottenuto – un mese dopo – è stato un parziale scongelamento dei 7 miliardi nelle banche americane. Metà di quei fondi andranno sì in Afghanistan, ma attraverso un Trust Fund – ancora da configurare – gestito dagli americani e mai comunque nelle mani del governo che li ha battuti sul campo.

CI RIPROVA IL GRUPPO di advocacy United against Inhumanity (UaI), che ha lanciato una petizione online che ha come primi firmatari molti ex funzionari Onu (come Carol Bellamy ex Unicef) e parlamentari (come Laura Boldrini ex Unhcr): una campagna che spiega come occorra «agire immediatamente per evitare ulteriori danni e l’intensificazione del disastro in Afghanistan dove la povertà ha raggiunto livelli senza precedenti da quando le riserve sono state congelate nelle banche americane ed europee lo scorso agosto».

Della campagna – la prima a livello globale in tal senso e preparata meticolosamente da almeno un mese – fa parte anche una lettera a Biden e a tre premier europei tra cui il nostro Mario Draghi. «C’è un drammatico bisogno di invertire le politiche che hanno precipitato l’Afghanistan in una catastrofica spirale discendente – dicono gli ideatori dell’appello – impoverendo enormi segmenti della popolazione, spingendo un quarto della popolazione sull’orlo della carestia e mettendo in discussione la sopravvivenza di milioni fa loro». Chi vuole può sottoscrivere l’appello sul sito del gruppo: against-inhumanity.org.

I BENI APPARTENGONO alla Da Afghanistan Bank (DAB) – la banca centrale afgana – che non solo si è vista privare del tesoro ma che vede bloccata persino la valuta “fisica”, gli afghani stampati in Polonia e congelati dopo il lucchetto imposto dagli Usa. «Americani ed europei devono prendere la decisione etica e salvavita di smettere di punire i cittadini afgani per l’arrivo dei talebani a Kabul in agosto», dicono a UaI.

Nell’Afghanistan talebano sono 22,8 milioni le persone che affrontano un’insicurezza alimentare acuta e 8,7 milioni quelli che la soffrono a livello di emergenza, dice il World Food Programme: la sola distribuzione di alimenti ha bisogno di 220 milioni di dollari al mese. La fine della guerra ha però fatto diminuire il numero dei morti: Unama (missione Onu a Kabul) ha contato 1.153 vittime civili, tra cui 397 morti dal 15 agosto. Prima erano almeno 200 ogni mese. Ma l’Alta Commissaria Onu per i diritti umani Bachelet ha messo in guardia sul fatto che «la situazione dei diritti umani per molti afgani è fonte di profonda preoccupazione»: sia per le azioni dello Stato islamico sia per oltre «50 uccisioni extragiudiziali» imputabili ai Talebani. Anche con corpi lasciati esposti in pubblico.

Errata Corrige

Si aggrava l’emergenza umanitaria. Nel nuovo Emirato insicurezza alimentare acuta per 22,8 milioni di persone, dice il Wfp