Marion Maréchal Le Pen (nipote di Marine), capolista di Reconquête! alle europee, ha confermato ieri che il suo partito, fondato da Éric Zemmour, farà parte del gruppo Ecr al Parlamento europeo, di cui Giorgia Meloni è presidente dal 2020.

L’eurodeputato Nicolas Bay, eletto con il Rassemblement national di Marine Le Pen nel 2019 e poi passato al gruppo misto dopo aver raggiunto Reconquête!, da ieri è entrato in Ecr. Questo annuncio conferma che all’estrema destra sono iniziate le grandi manovre, sulla base dei sondaggi che prevedono un balzo in avanti dei nazionalisti alle prossime elezioni di giugno, che potrebbero arrivare a un quarto o più del prossimo Europarlamento.

L’eventualità più realista è che possano rappresentare una minoranza di blocco. Ma l’estrema destra sogna di più e sta già vendendo la pelle dell’orso con troppo anticipo. La vittoria dei nazionalisti, difatti, non è una fatalità, c’è l’esempio della Polonia, dove l’estrema destra è stata sconfitta alle ultime elezioni.

I NAZIONALISTI a Strasburgo sono divisi in due gruppi, Identità e democrazia (Id) e Conservatori e riformisti europei (Ecr), più o meno con oltre una sessantina di deputati ognuno. Id vuol dire la Lega, gli olandesi di Geert Wilders (che pur avendo vinto le legislative non riesce a fare un governo), gli austriaci (in rialzo), i danesi, i belgi, e soprattutto il Rassemblement national di Marine Le Pen e l’Afd tedesca. L’Ecr è Fratelli d’Italia di Meloni, il Pis polacco, gli spagnoli di Vox, i Democratici svedesi.

La Fidesz dell’ungherese Viktor Orbán ha annunciato che entrerà in questo gruppo (ora ha 12 parlamentari passati ai non iscritti dopo l’esclusione dal Ppe). L’obiettivo di Ecr è di diventare il terzo gruppo dell’Europarlamento (ora è al quinto posto), superando Renew (i liberali, forti ora dei francesi di Macron, che però i sondaggi danno in calo). Anche Id punta a passare davanti a Renew.

ECR HA L’OBIETTIVO di diventare il “pivot” del nuovo Europarlamento, puntando a fare da ponte tra i nazionalisti e il Ppe, che dovrebbe restare il primo gruppo, davanti ai Socialisti e Democratici (S&D, dove è il Pd). Ma per il momento siamo alle manovre, in grande confusione. In Id c’è maretta tra Rassemblement national e Afd: Marine Le Pen ha preso le distanze dai tedeschi, dopo le rivelazioni sulla volontà dell’Afd di espellere i cittadini che hanno acquisito la nazionalità con le nuove leggi.

Per Marine Le Pen un alleato del genere distrugge il processo di “banalizzazione” in corso in Francia, in vista di una vittoria alle presidenziali del 2027. La mossa della nipote Marion Maréchal mette però in difficoltà Marine Le Pen, sbarrandole la strada per un eventuale avvicinamento a Ecr.

Ecr vuole gonfiarsi come la rana di La Fontaine, ma corre il rischio di esplodere prima di diventare grosso come un bue: l’ex primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, del Pis, ha affermato di voler accogliere a braccia aperte Orbán, Marion Maréchal ha siglato l’entrata di Reconquête!. Ma queste due new entries contraddicono il percorso che Giorgia Meloni, riferimento del più grosso drappello di eurodeputati del gruppo, vorrebbe realizzare: trovare un accordo con il Ppe, per staccarlo dall’alleanza tradizionale con i socialisti (e il centro), persino aggregandosi alla “maggioranza Ursula”.

L’attuale presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, del Ppe, dovrebbe confermare il 19 febbraio la sua candidatura, per ufficializzarla al congresso dei popolari europei a Bucarest il 6-7 marzo. Ma né Orbán né Maréchal condividono le posizioni di politica estera che potrebbero fare da ponte: ci sono differenze con Meloni sulla Nato, entrambi sono contro il sostegno all’Ucraina, Maréchal ha detto di essere «sfavorevole a nuovi allargamenti» della Ue e Orbán ha messo il bastone tra le ruote per i 50 miliardi della Ue a Kyiv. «Ci sono sempre singolarità nazionali», giustifica Maréchal.

I SONDAGGI danno Reconquête! al 6-7% alle europee, mentre il Rassemblement national è intorno al 28%. Tra i due partiti di estrema destra, ci sono differenze sul fronte economico-sociale: Marine Le Pen gioca la carta sociale (il Rassemblement national è diventato il primo partito votato dagli operai, al ballottaggio delle presidenziali ha superato il 42%), mentre il leader di Reconquête!, Eric Zemmour, che alle presidenziali si è fermato al 7%, è ultraliberista, ossessionato dalla “sostituzione di popolazione” in Europa.