Il Movimento 5 Stelle annuncia intese coi gilet gialli. O meglio, con la minoranza del movimento francese che ha deciso di candidarsi alle elezioni europee di maggio e che proprio per questo viene considerata delegittimata dalla gran parte delle casacche.

L’accordo viene annunciato in un momento simbolico. Mentre il paese è investito dallo sciopero generale indetto dalla Cgt in sintonia coi gilet gialli, una novità nello scenario politico francese, una delegazione del M5S attraversa le Alpi e si reca nella tranquilla Loira per stipulare intese elettorali.

Che stia succedendo qualcosa lo si intuisce dal mattino. Luigi Di Maio diserta il consiglio dei ministri e non si vede neanche alla riunione del Movimento 5 Stelle al senato che deve discutere della richiesta del tribunale dei ministri di processare Matteo Salvini. Il leader grillino è già in viaggio per Montargis, cittadina a cento chilometri a sud di Parigi. Qui, assieme all’ormai onnipresente Alessandro Di Battista e in compagnia di alcuni europarlamentari (il vicepresidente del parlamento di Bruxelles e Strasburgo Fabio Massimo Castaldo, Ignazio Corrao e Tiziana Beghin) Di Maio cerca di rilanciare la strategia elettorale europea.

Così, dopo diversi tentativi andati a vuoto, qualche freddezza e diversi dinieghi, i grillini diffondono verso metà pomeriggio la notizia: hanno agganciato alcuni gilet gialli, quantomeno la componente più moderata e vogliosa di formare una propria lista. Si tratta della fazione capeggiata da Christof Chalencon, che assieme a Ingrid Levavasseur sta lavorando per presentarsi come Ralliement d’initiative citoyenne. Il nome della lista allude al referendum di iniziativa popolare che fin dall’inizio propongono i gilet gialli. Musica per le orecchie dei grillini in cerca di alleanze, che hanno sempre coperto l’eterogeneità dei loro partner continentali (tra i quali alcune formazioni di destra) sotto l’etichetta della «democrazia diretta». Al punto che il primo approccio con i francesi era avvenuto quando Di Maio aveva offerto ai gilet gialli la possibilità di usare la piattaforma Rousseau, lo strumento della democrazia telematica del Movimento 5 Stelle che però soffre da tempo la penuria di iscritti e che viene considerato tutt’altro che centrale nelle decisioni chiave dei grillini.

Luigi Di Maio parla di «posizioni e di valori comuni» che uniscono il Ric e il M5S. «Anche loro mettono al centro delle battaglie i cittadini, i diritti sociali, la democrazia diretta e l’ambiente», spiega preannunciando un «nuovo incontro nelle prossime settimane a Roma». Christof Chalencon conferma: nel corso delle quasi tre ore di incontro «non c’è stato alcun attrito».
L’attrito si registra però tra la base dei gilet gialli e i neo-alleati dei grillini. Sia le discussioni sui forum di France en Colére che l’Assemblea delle assemblee che si è tenuta il 26 e 27 gennaio scorsi a Commercy hanno votato all’unanimità contro ogni ipotesi di candidatura alle elezioni europee. I giornali francesi, soprattutto quelli di destra, hanno provato in tutti i modi a dar credito a pochi fuoriusciti dal movimento dei gilet gialli per accreditare la loro scelta di presentarsi con una lista a maggio, ma le strutture principali dei gilet gialli non li riconoscono più, li considerano delegittimati.

Al termine della giornata dello sciopero generale Eric Drouet, uno dei leader dei gilet gialli che prima era sembrato interessato alle offerte di alleanza del Movimento 5 Stelle e poi, proprio su pressione della base, si era detto non disponibile, ribadisce: «Sono contrario ad ogni iniziativa elettorale fatta in nome dei gilet gialli».